Ieri almeno tre persone sono state uccise e più di 255 ferite dopo gli scontri tra forze di sicurezza egiziane e manifestanti che chiedevano la fine governo militare al Cairo.
Un leader religioso è uno dei due morti venerdì, mentre centinaia di manifestanti hanno lanciato pietre e bombe incendiarie contro la polizia militare, che hanno risposto usando cannoni ad acqua e sparando. Non è chiaro se i militari stessero usando proiettili di gomma o munizioni normali.
I testimoni dicono che le proteste sono iniziate giovedì, quando la polizia militare hanno tentato di disperdere un sit-in davanti agli uffici del Gabinetto. Venerdì il consiglio militare al potere, in un comunicato letto dalla televisione di stato, ha negato che le truppe abbiano cercato di disperdere il sit-in. La colpa delle violenze è stata data ai manifestanti che si sono accampati davanti al palazzo per tre settimane, chiedendo ai militari di andarsene.
I membri di un collegio civile consultivo creato dai militari questo mese hanno sospeso il loro lavoro, chiedendo la fine immediata delle violenze contro i manifestanti.
La violenza arriva mentre gli egiziani attendono i risultati ufficiali del secondo turno delle elezioni politiche tenutesi questa settimana. I partiti islamici sembrano aver esteso il loro già schiacciante vantaggio elettorale.
Funzionari elettorali sono tenuti a comunicare i risultati finali domenica.
Le elezioni parlamentari in Egitto sono le prime da quando una rivolta popolare ha spodestato il presidente Hosni Mubarak a febbraio.
Le elezioni per la camera alta del parlamento inizieranno a fine gennaio e a fine marzo inizierà la stesura della nuova costituzione.