E’ ufficiale che dalla centrale di Fukushima fuoriesce acqua radioattiva che si riversa nell’Oceano Pacifico. Il Governo giapponese lo ha ammesso ufficialmente mercoledì. Un disastro colossale, 300 tonnellate d’acqua al giorno, e i modi, i costi e i tempi della bonifica lo sono altrettanto. Un’emergenza che il Governo che si apprestava a riaprire la politica sul nucleare, dovrà cercare i mezzi per affrontare.
E’ stato ammesso dalla Tepco, che gestisce gli impianti di Fukushima, dopo che i dati delle radiazioni dell’acqua parlavano di 56 mila becquerel per litro. Una corrente di acqua radioattiva si sta riversando nel Pacifico alla velocità di 300 tonnellate al giorno. Fukushima, dopo due anni di tribolazioni e strategie claudicanti, è di nuovo in piena crisi.
Il premier Shinzo Abe ha convocato una riunione di emergenza e ora si cercano soluzioni. Quella che si vorrebbe mettere in atto, e se ne parla da un po’, ha del fantascientifico, ma non sembrano esserci alternative. Costruire un muro di ghiaccio attorno alla centrale che contenga l’acqua. La costruzione e il mantenimento della struttura per il tempo previsto per la bonifica, che si conta in anni, ha un costo colossale, 40 miliardi di yen. Ma il premier sta già cercando di recuperarli dal prossimo bilancio
Ciò che si rischia è un disastro di proporzioni inimmaginabili visto che quello che è in gioco è il mercato della pesca in tutto l’oriente.
Secondo quanto riporta BBC, quella di Abe è una svolta nella politica di gestione dell’emergenza di Fukushima. Il Governo sembra infatti appropriarsi di un ruolo più attivo nella gestione delle emergenze. Infatti finora, pur avendo investito denaro nell’azienda, non aveva mai preso la situazione in mano per progettare strategie risolutive, se mai questa parola può essere adatta nel contesto di un tale disastro.
L’acqua che si trova nelle falde, è quella che è stata pompata per giorni e giorni per raffreddare i reattori, ma ad oggi non è chiaro da quanto tempo queste 300 tonnellate di acqua ( e si tratta solo di una stima) si riversano nell’Oceano, e non si esclude che ciò possa andare avanti dai giorni del disastro.
E le notizie gravi si susseguono: è infatti di metà luglio la notizia che 2000 operai che lavoravano negli impianti hanno ricevuto una quantità di radiazioni tale da sviluppare malattie mortali.
Ora gli scienziati si interrogano sulle conseguenze in tutto il mondo della perdita: non si esclude che possano verificarsi piogge atomiche in altri continenti.
E’ chiaro che la nuova emergenza condizionerà la politica economica del Giappone, che si apprestava a riaprire il capitolo energia nucleare e ad applicare degli sgravi fiscali. Ma la politica di nascondere la polvere sotto il tappeto, così come denunciato dalle associazioni ambientaliste, Greenpeace fra queste, non sta certamente portando risultati positivi.