Sono fermi a 130 i casi dela nuova influenza aviaria cinese, relativa al virus N7N9 che ha spaventato l’intera Cina e ha fatto tremare lo scenario internazionale dietro lo spettro della pandemia di SARS del 2003. ora però si contano i costi dell’emergenza: secondo gli esperti l’importo si aggirerebbe intorno ai 6,5 miliardi di euro.
Il dato è stato comunicato nell’ambito di una riunione fra esperti che si è tenuta aGinevra nell’ambito dell’assemblea generale dell’agenzia Onu.
Juan Lubroth, esperto della FAO, lo ha dichiarato all’Organizzazione Mondiale per la Sanità, citando uno studio del ministero dell’Agricoltura cinese.
“L’impatto economico dell’epidemia è stato impressionante – ha affermato l’esperto – oltre 6,5 miliardi di dollari sono stati persi a causa del crollo delle vendite, dei prezzi e della fiducia dei consumatori”. Fra le misure adottate per fermare l’epidemia le più efficaci sono state la chiusura di alcuni mercati di animali vivi e l’abbattimento di migliaia di capi, costato al governo 97 milioni solo di sussidi all’industria del pollame.
Inoltre il pollame è stato vietato nelle mense di scuole ed università oltre ad essere scomparso per un lungo periodo dai pasti serviti sugli aerei.
Il virus è infatti stato trasmesso all’uomo dal pollame con certezza nel 50% dei casi.