Indumento rosso simbolico addosso. Oggi si celebra la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Molte le iniziative in Italia e all’estero, per ricordare, parlare, portare a galla situazioni di disagio che non si fermano, anzi, in certi casi sono persino in aumento. Tra crisi e scioperi, budget, numeri e manifestazioni, tra cui quella del tardo pomeriggio a Roma, ecco perché in questa giornata è importante che le donne si tengano – ancora e più forte – per mano.
Di per sé la Giornata è stata designata dall’Onu nel 1999, sulla base di una scelta fatta da un gruppo di donne riunitesi nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, che si era tenuto a Bogotà nel 1981. La data è stata scelta da loro proprio in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza per oltre 30 anni. Le donne trucidate e gettate in una scarpata a simulare un incidente.
Dati ANSA alla mano, nonostante le numerose iniziative contro la violenza sulle donne, il numero dei casi non accenna a diminuire. Anzi, i dati del Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) dimostrano un aumento significativo, di circa il 23% negli ultimi due anni. In particolare, le violenze domestiche sono aumentate del 53% rispetto a due anni fa, e del 15% rispetto al 2012. Inoltre, le richieste di aiuto al servizio di reperibilità telefonica dell’SVSeD, svolto da assistenti sociali e psicologhe, sarebbero aumentate del 50,8% rispetto allo scorso anno. Come spiega ad Ansa Alessandra Kustermann, direttore del Pronto Soccorso Ostetrico-ginecologico della Fondazione Ca’ Granda Policlinico e responsabile dell’SVSeD, sembrerebbe che la violenza domestica sia un fenomeno in aumento. Perché continua questa violenza? Tra i possibili fattori indicati vi sarebbe anche la crisi economica e l’aumento della disoccupazione maschile. Questo determinerebbe una maggiore tendenza alla depressione legata alla perdita di ruolo sociale da parte degli uomini e una difficoltà a gestire le relazioni con la partner e con gli eventuali figli, quindi un aumento dei conflitti famigliari che possono sfociare in maltrattamento psicologico e fisico, anche se, come spiegato, sarebbero necessari studi più approfonditi sui partner maltrattanti per poter trarre conclusioni attendibili.
Se ci sono ancora donne che vengono maltrattate in casa, ce ne sono anche altre che subiscono silenti soprusi al di fuori delle pareti domestiche, magari presso il proprio luogo di lavoro. Capi, datori di lavoro e colleghi che non sanno cosa significa la parola rispetto. E allora basta. Si combatte “contro ogni forma di abuso e sopraffazione” come urla lo slogan dello sciopero indetto per oggi, con il quale si invitano le donne a fermarsi per 24 ore. Molte le adesioni e le iniziative consultabili sul sito Scioperodelledonne.it, collaterali alla grande manifestazione che si tiene in piazza del Campidoglio a Roma dalle 17 alle 19, a cui parteciperanno numerose associazioni. Da Serena Dandini, che porterà alla Camera la lettura dei monologhi ‘Ferite a morte’, una Spoon River di storie di donne uccise per mano di mariti, compagni o fidanzati, a Lella Costa e Ambra Angiolini: sono molte le donne impegnate in varie iniziative per la giornata. Tra flash mob, spettacoli, presentazioni di libri, convegni, incontri, proiezioni e dibattiti. In molte città italiane la giornata si vive e si fa sentire attivamente.
E mentre in Italia si sciopera e si manifesta con scarpe e indumenti rossi e si fanno conti su quanto si spende ogni anno per combattere ingiustizie e soprusi, in Francia, per esempio, il ministro dei diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem, agisce praticamente. Ha infatti svelato qualche giorno fa a Le Figaro il suo piano di lotta contro le violenze fatte alle donne, annunciando un raddoppiamento del budget e la creazione di più di 1500 nuovi punti di accoglienza per le donne entro il 2017.
Ricordiamo. Atteggiamenti e azioni spesso minimizzati da parte dell’uomo, sono umanamente condannabili. Se non si prende coscienza di questo, si rischia di subire l’ennesima violenza. La violenza dell’essere umano che viene schiacciato, dei suoi sentimenti feriti, della bontà non rispettata. Un senso di non meritare qualcosa sale alla gola. Come un nodo che chiude desideri, serenità, libertà e fa scendere a compromessi in nome di un presunto quieto vivere. Rispettiamo. Rispetto gridato, cercato, urlato e voluto, tra le pareti domestiche e anche fuori. Rispetto non significa solo evitare di dare uno schiaffo, o fare peggio, ma significa anche evitare di dare via a comportamenti che possano ledere alle donne, ferirle anche con le parole, comportamenti inadeguati che scatenano azioni che vanno contro la loro sensibilità. E anche questa è una forma di violenza che va combattuta, perché tutti hanno diritto ad una porzione di felicità non inquinata.