Detlef Kuchler, un fisico del CERN, mostra un pezzo di piombo usato per creare ioni pesanti nell'LHC. Foto: M. Brice / CERN
La notte tra sabato 6 e domenica 7 novembre, tra circa la mezzanotte e le 4 del mattino hanno avuto luogo dentro gli esperimenti di LHC le prime collisioni tra due pacchetti di ioni piombo accelerati ad una energia di 1.38 TeV per fascio.
L’energia ha raggiunto 1,9 TeV e sta oscillando ancora, come è possibile vedere direttamente sul sito dell’LHC qui, che riporta un aggiornamento continuo dei principali parametri.
Secondo quanto riportato dal sito dell’ISFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) si è trattato del primo test di collisione effettuato da LHC con ioni Piombo, quindi i fasci non erano dichiarati “stabili” e per motivi di sicurezza non tutti i rivelatori degli esperimenti erano accesi.
“L’esperimento ALICE – spiega Maurizio Basile dell’INFN di Bologna – ha comunque registrato con i rivelatori centrali al silicio (ITS) circa mezzo milione di eventi di interazione che saranno analizzati nelle prossime ore”.
A partire dalle 14,30 di oggi, domenica 7 novembre, sono state fatte altre collisioni con fasci instabili. La macchina ha poi ripreso il lavoro per arrivare a collisioni tra fasci stabili.
E i risultati sono iniziati subito ad arrivare. Infatti, secondo la Associated Press il più grande acceleratore di particelle del mondo LHC avrebbe stabilito un nuovo record di calore: con lo scontro dei nuclei di piombo, i fisici del Cern sono riusciti a raggiungere dieci miliardi di gradi – una temperatura 1000 volte più alta del nucleo solare e paragonabile a quella del Big Bang, anche se su una manciata di ioni di piombo, è bene precisare.
Queste sono state “le più alte temperature e densità più elevate che sono state mai raggiunte in un esperimento,” ha detto David Evans dell’Università di Birmingham, che lavora al rivelatore ALICE dell’LHC a Ginevra.
“Siamo lieti di questo successo!” Evans ha gridato. “Non vedo l’ora di esplorare un po’ quello che è successo all’universo un milionesimo di secondo dopo il Big Bang.”
Queste energie sono necessarie per rompere il legame forte delle particelle subatomiche, e che verranno studiate proprio dal rilevatore ALICE. (fonti AP e INFN)