Il dipartimento brasiliano agli affari indiani o Fundacao Nacional do Indio (FUNAI) ha reso noto un evento che molti antropologi e ricercatori medici da tempo temevano. E’ stato infatti riferito che nel remoto stato brasiliano di Acre, confinante con la Bolivia ed il Perù, alcuni membri di una tribù amazzonica, isolata da lungo tempo, si sono ammalati di influenza dopo essere entrati in contatto volontario con il mondo esterno.
Ora si teme che gli individui contattati possano diffondere il virus, potenzialmente mortale, fra gli altri membri della loro tribù che non sono immunizzati.
La notizia è stata riportata dalla rivista Science.
Alla fine dello scorso mese, i membri di questa tribù uscirono dalla foresta lungo il corso superiore del fiume Envira, saccheggiarono il villaggio di un’altra tribù, anche questa isolata ma stanziale, quindi entrarono in contatto con un team di FUNAI e trascorsero tre settimane con loro.
I funzionari governativi e i ricercatori ritengono che questa tribù stesse fuggendo da taglialegna clandestini o da trafficanti di cocaina in cui potevano essersi imbattuti nel loro territorio, situato all’interno di un parco peruviano. Da questo incontro recente avrebbero contratto l’influenza.
Il virus, come noto, è potenzialmente mortale per queste tribù isolate, prive di immunità come sono, non solo per influenza, ma anche per morbillo, varicella e altre malattie esantematiche.
Ed è questo il motivo principale che spinge il FUNAI a cercare di evitare incontri con individui appartenenti a tribù che non siano ancora stati immunizzati. Purtroppo, in questo caso, pare che il contatto ci sia stato e ora si teme per la vita di tutta questa popolazione.
Un team di medici del governo aveva vaccinato recentemente alcune tribù proprio contro l’influenza e quindi si spera che fra gli individui ‘sospetti’ vi sia qualcuno che è già stato vaccinato.
“Possiamo solo sperare che il team FUNAI abbia potuto somministrare il vaccino prima che la malattia possa diffondersi nella foresta”, dice Chris Fagan, direttore esecutivo dell’Upper Amazon Conservancy (UAC), l’Ente USA preposto alla protezione della diversità biologica e culturale delle popolazioni amazzoniche di Jackson, Wyoming.
Frattanto, i membri di questa tribù, che potrebbe appartenere alla popolazione Chitonahua, sono stati individuati, secondo Adam Bauer-Goulden, presidente del Rainforest Rescue Coalition di Chicago, Illinois. Pare che si tratti di residenti in un villaggio di 40-100 persone, che è stato fotografato dal cielo sul fiume Xinane, poco lontano dalla zona del contatto.
Gli abitanti appaiono avere ornamenti e tagli di capelli simili a quelli del gruppo contattato da poco. Bauer-Goulden ritiene che gli individui contattati provengano da questo villaggio, da cui si sarebbero allontanati a seguito di un violento attacco da parte di estranei.
Questo villaggio si trova, infatti, lungo una rotta utilizzata da narcotrafficanti e si pensa che proprio a questi malviventi sia da addebitare il violento allontanamento degli indios.
La cosa più preoccupante ora è la eventuale trasmissione della malattia, non solo per il FUNAI ma anche per il Survival International, un’organizzazione non governativa con sede a Londra, che ha espresso i suoi timori per bocca del suo direttore di ricerca, Fiona Watson.
“E’ una situazione preoccupante”, afferma l’antropologo Robert Walker,della University of Missouri, Columbia. “Anche perché in quella regione ci potrebbero essere dai 3000 ai 4000 incontattati. E la possibilità di contagio è elevata”.