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Neuroblastoma: un tumore che pone grandi sfide

Il neuroblastoma è un tumore infantile aggressivo: il più grande studio genetico mai realizzato finora ha trovato però poche mutazioni nelle cellule tumorali

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 21.01.2013

Uno studio genetico sul neuroblastoma, un tumore infantile, dimostra una volta di più quanto sia dura la sfida che pone questa malattia, soprattutto nelle sue forme più aggressive.

Contrariamente alle aspettative, gli scienziati hanno trovato poche mutazioni genetiche, che potessero suggerire nuovi bersagli per il trattamento. I ricercatori potrebbero orientarsi a studiare meglio come i  neuroblastomi evolvono in risposta alla medicina e ad altri fattori.

Neuroblastoma

“Questa ricerca sottolinea il fatto che le cellule tumorali spesso cambiano rapidamente nel tempo e i trattamenti dovranno rendere conto della natura dinamica del neuroblastoma”, ha detto il primo autore dello studio John M. Maris, direttore del Centro Childhood Cancer Research presso l’ospedale pediatrico di Filadelfia (CHOP).

Il neuroblastoma colpisce il sistema nervoso periferico, e appare come un tumore solido nel petto o nell’addome dei bambini. Rappresenta il 7 per cento di tutti i tumori infantili, ma causa dal 10 al 15 per cento di tutti i decessi per cancro infantile. Il neuroblastoma è notoriamente complesso, con un ampio numero di cambiamenti genetici che possono dare luogo alla malattia.

La ricerca è stata pubblicata su Nature Genetics ed è il più grande studio genomico mai pubblicato su un cancro infantile: sono stati  analizzati il DNA di 240 bambini con alto rischio di neuroblastoma ed i ricercatori hanno potuto mettere a confronto cellule sane con cellule tumorali.

I ricercatori della CHOP e di altri centri precedentemente avevano già scoperto mutazioni connesse con il neuroblastoma, come quelle nel gene ALK. Nel sottogruppo dei pazienti portatori di questa mutazione, gli oncologi sono ora in grado di fornire trattamenti efficaci su misura per il loro profilo genetico.

“Alcuni anni fa, abbiamo pensato che avremmo potuto essere in grado di sequenziare il genoma di singoli pazienti con neuroblastoma, individuando le loro specifiche mutazioni e quindi selezionando i trattamenti”, ha spiegato Maris.

Tuttavia, mentre i ricercatori hanno confermato che circa il 10 per cento dei pazienti con neuroblastoma dello studio avevano la mutazione ALK i ricercatori hanno scoperto poche altre mutazioni “La scarsità relativa delle mutazioni ricorrenti mette in discussione il concetto che ogni paziente possa ricevere un trattamento adeguato a partire dal proprio DNA”, hanno spiegato gli autori.

Gli autori hanno quindi concluso che la maggior parte dei casi possono derivare da altre variazioni: mutazioni germinali rare,  variazioni del numero di copie e modifiche epigenetiche durante l’evoluzione del tumore.

“La medicina personalizzata è più complessa di quanto avessimo sperato”, ha detto Maris. “Mentre ci sono successi, come quelli nel trattamento di pazienti con tumori con mutazioni ALK, questo studio implica che dobbiamo pensare ad un modo molto diverso di usare la genomica per definire il trattamento.” Maris ha aggiunto che i ricercatori che si occupano del neuroblastoma, potrebbero dovere rivolgersi alla genomica funzionale, per capire se i tumori risponderanno o meno ai trattamenti, per  andare al di là di un’immagine statica di una cellula di cancro con contenuti genetici fissi, per mettere a punto degli interventi per affrontare un tumore con cellule dinamiche  che si sviluppano insieme con il sistema nervoso.

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