Da qualche giorno ospito a casa mia una ragazza pakistana e suo figlio che ha 50 giorni…. Proprio 50 giorni. L’altra sera lo osservavo e lui mi ha detto questo:
Io vengo da un uovo.
Come tutti (o quasi). Io vengo da un uovo
che ha la forma di un uovo,
come tutte le uova. Da lì io vengo
e da ben oltre l’uovo. Ma tu questo
l’hai dimenticato. Io vengo
da oltre l’uovo. Vorrei dirti le cose
meravigliose che stanno nell’uovo e
oltre l’uovo. Vorrei dirti tutto
quello che tu hai dimenticato. E dire
è troppo poco. Io vengo dall’uno
dove tutto è indistinto e tutto è chiaro.
Dove tutto è mistero. E tutto è noto.
Io vengo dall’uno. Nulla da me
era diverso. Io ero tutte le uova
e oltre le uova. Ma tu sai solamente
d’essere tu e non altro. Non sei
più l’uno che è e anche non è. Io ero uovo.
Io oltre, io seme, io ero e non ero. Ora rido:
agito le mani e il piccolo corpo
che mi divide. Che è. Vorrei dirti
quello che so da dove vengo, e dove
andrò. Sono un cumulo di energia,
sono l’uno. Quell’uovo, che diventa
qualcuno. Ma a poco a poco il ricordo.
si affievolisce, sto dimenticando.
Fra poco dirò “mamma” e sarò io.