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Monologo di un neonato

Scritto da Maria Rosa Pantè il 15.02.2017

Da qualche giorno ospito a casa mia una ragazza pakistana e suo figlio che ha 50 giorni…. Proprio 50 giorni. L’altra sera lo osservavo e lui mi ha detto questo:

 

Io vengo da un uovo.

Come tutti (o quasi). Io vengo da un uovo

che ha la forma di un uovo,

come tutte le uova. Da lì io vengo

e da ben oltre l’uovo. Ma tu questo

l’hai dimenticato. Io vengo

da oltre l’uovo. Vorrei dirti le cose

meravigliose che stanno nell’uovo e

oltre l’uovo. Vorrei dirti tutto

quello che tu hai dimenticato. E dire

è troppo poco. Io vengo dall’uno

dove tutto è indistinto e tutto è chiaro.

Dove tutto è mistero. E tutto è noto.

Io vengo dall’uno. Nulla da me

era diverso. Io ero tutte le uova

e oltre le uova. Ma tu sai solamente

d’essere tu e non altro. Non sei

più l’uno che è e anche non è. Io ero uovo.

Io oltre, io seme, io ero e non ero. Ora rido:

agito le mani e il piccolo corpo

che mi divide. Che è. Vorrei dirti

quello che so da dove vengo, e dove

andrò. Sono un cumulo di energia,

sono l’uno. Quell’uovo, che diventa

qualcuno. Ma a poco a poco il ricordo.

si affievolisce, sto dimenticando.

Fra poco dirò “mamma” e sarò io.

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