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Parchi in crisi politica, culturale e associativa

Scritto da Renzo Moschini il 15.11.2016

Le modifiche votate dal Senato alla legge 394 definite ‘aggiornamento’, hanno suscitato una vera rivolta di protesta del mondo ambientalista. L’accusa sempre più diffusa è quella di avere peggiorato le cose, insomma più un ‘annottamento’ che un aggiornamento della legge che è considerato tale solo da Federparchi. Il che ovviamente ha accresciuto lo stato confusionale che  non ha precedenti e i cui effetti non potranno che aggravare una  situazione già insostenibile. Qui è davvero il caso di augurarsi che la tanto famigerata ‘navetta’ tra Senato e Camera faccia rinsavire la politica a partire naturalmente da quella del Pd. Mi chiedo, infatti, se questo partito  tanto impegnato a sostegno della riforma su cui  il 4 dicembre si voterà, e il cui Titolo V ha suscitato tanti interrogativi sul ruolo assegnato alle regioni, non si è chiesto se il voto del Senato non confermerà più di tante chiacchere, quanto abbiano ragione quelli che giudicano il titolo V penalizzante per il governo del territorio. Il testo infatti che ora andrà alla Camera stabilisce – anche se quasi nessuno anche tra i molti critici sembra ricordarlo- che il ruolo delle regioni previsto dalla 394 ‘sui brevi tratti di costa prospicenti le regioni’, è stato cancellato. Questo sarebbe l’aggiornamento tanto atteso? Questo sarebbe il nuovo ruolo delle regioni e delle autonomie nel governo del territorio del paese? E questo sarebbe il ruolo dei nostri parchi nella gestione dell’ambiente e specialmente delle nostre aree protette marine che da anni il ministero dell’ambiente sta maltrattando e che ora continuerebbe a fare senza neppure dover rendere conto a regioni e enti locali.

Che il venticinquennale della legge 394 sia ricordato all’insegna di una vera a propria mortificazione delle nostre aree protette è sconfortante. E lo è anche di più che la rappresentanza associativa  dei nostri parchi nazionali e regionali, cioè Federparchi, risulti ormai latitante e priva di una dignitosa funzione  in grado di garantire  alle nostre aree protette un minimo di presenza stimolarne e critica.

Inutile dire –ma va detto- che se lo Stato sta dando una pessima prova del suo ruolo anche le Regioni non stanno brillando e non soltanto sui parchi. Infatti per il consumo del territorio, le alluvioni e così via le cose non vanno molto meglio.

Renzo Moschini

 

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