L’estrazione dei metalli è una delle maggiori cause d’inquinamento della Terra. Si tratta di un’attività che richiede un ingente impiego di energie, soprattutto di petrolio e carbone. Nello specifico, l’estrazione dell’oro coinvolge ancora in molti paesi l’utilizzo di mercurio e cianuro. Il cianuro è un minerale particolarmente tossico, per molti anni è stato sversato nei corsi d’acqua –pratica che continua a verificarsi nei paesi più poveri- con i conseguenti rischi che possono derivare dalla contaminazione.
Oggi pare che la scienza sia venuta in soccorso delle risorse naturali del nostro pianeta con la scoperta di un metodo “green” per estrarre il prezioso metallo. Gli scienziati della Northwestern University hanno infatti scoperto un metodo economico ed eco-sostenibile che invece del cianuro si avvale di semplice amido di mais per isolare l’oro dalle materie prime in maniera selezionata.
“L’eliminazione del cianuro dall’industria dell’oro è di estrema importanza per la tutela dell’ambiente” sostiene Sir Fraser Stoddart, professore di chimica al Weinberg College of Arts and Sciences. “Siamo riusciti a sostituire pericolosi reagenti con un materiale economico ed eco-friendly derivato dal semplice amido.”
Il team di Sir Fraser ha scoperto il metodo per caso, usando semplici provette. Le successive rigorose verifiche hanno confermato l’efficacia del nuovo sistema.
Zhichang Liu, ricercatore nel laboratorio del prof. Stoddart’s e autore dello studio, utilizzò due provette contenenti soluzioni acquose, una alfa-ciclodestrina derivata dall’amido, l’altra aurate, e le combinò a temperatura ambiente per ottenere, per un altro studio, dei cubi. Inaspettatamente ottenne rapidamente dalle due soluzioni degli aghi.
“Inizialmente rimasi deluso dal risultato dell’esperimento, poi mi sorpresi di vedere gli aghi” ha raccontato Liu. “Volevo saperne di più sulla loro composizione.”
“Gli aghi, composti in gruppi simili a cannucce, spuntarono dal mix delle due soluzioni in meno di un minuto. aggiunge Stoddart.
Dopo la scoperta Liu individuò sei differenti tipologie di composti di ciclodestrina, ciascuna combinata con soluzioni acquose di potassio -KAuBr4 o KAuCl4.
E scoprì che tra tutte l’alfa-ciclodestrina, un frammento di amido composto di sei parti di glucosio, isola l’oro in maniera più efficiente ed ecosostenibile rispetto agli attuali reagenti utilizzati.
I mini fili molecolari dal diametro di 1.3 nanometri si assemblano spontaneamente in un fascio. In ognuno lo ione oro è trattenuto da quattro atomi di bromo e lo ione potassio è circondato da sei molecole d’acqua; gli ioni sono schiacciati da cerchi di alfa-ciclodestrina. Circa 4000 fasci sono legati parallelamente gli uni agli altri e formano degli aghi visibili con il microscopio.
La ricerca, risultato brillante di pura casualità, è destinata a trovare applicazione tecnologica per isolare l’oro dalle leghe di scarto ed evitare l’impiego del dannoso cianuro.
L’oro è il metallo più apprezzato e conosciuto al mondo, fin dalla sua scoperta è stato apprezzato e ricercato ovunque, la scoperta di un metodo non inquinante da utilizzare per la sua estrazione sarebbe un passo avanti decisivo per la tutela di tutti quei territori che sono fonte di estrazione mineraria aurifera. Il metodo scoperto sembra possa essere utilizzato non solo per l’oro minerario ma anche per il recupero dell’oro utilizzato in elettronica, un altro importante aspetto da non sottovalutare in considerazione delle elevate quantità di rifiuti elettronici che si stanno accumulando in tutto il pianeta, la scoperta di un metodo più semplice ed ecosostenibile potrebbe fare da incentivo per la creazione di un settore industriale che si occupi di smaltire i rifiuti elettronici in modo corretto e che allo stesso tempo dia riscontri economici positivi.