L’ambiente, il clima, le economie di sussistenza e la psiche umana vivono in stretta simbiosi creando un ecosistema delicato e inscindibile.
L’ambiente e la psiche hanno uno stretto legame di interdipendenza che si manifesta nella capacità di risposta psicologica dell’essere umano in situazioni ambientali sfavorevoli e favorevoli.
Nell’aprile 2010 nel Golfo del Messico esplode una piattaforma petrolifera e muoiono 11 persone causando la peggiore perdita di petrolio della storia americana. Le attività di pesca vengono a interrompersi drasticamente e il turismo subisce un crollo. Permangono ancora oggi gli effetti distruttivi del disastro marino. Alcuni gruppi di ricerca psicologica hanno studiato in questo lasso di tempo gli effetti sulla salute mentale e sul comportamento umano dati da questa offesa ambientale. I gruppi di ricerca della Louisiana State University, Tulane University, University of Florida, University of Texas, grazie al finanziamento di 25 milioni di dollari da parte della NIEHS, l’Istituto nazionale di scienze della salute ambientale, stanno studiando la morbilità biologica e psichica di persone che hanno vissuto il disastro petrolifero.
La salute psicologica degli individui coinvolti è stata oggetto di attenta ricerca scientifica. I ricercatori dell’Università della Florida hanno comparato i livelli di salute mentale in due comunità di pescatori: una in Alabama, esposta direttamente al petrolio, e una in Florida, coinvolta indirettamente. Entrambe le comunità mostrano elevati livelli di ansia e depressione. Durante la perdita oleosa, una quota tra un terzo e la metà della popolazione risulta avere sviluppato il quadro clinico della depressione, contro una percentuale basale attesa del 10/11%. Due anni dopo l’evento, ancora il 20% della popolazione risulta depressa, fino a riportarsi a un livello basale al terzo anno di rilevazione.
La causa principale dei problemi psicologici risulta la perdita di ricavi dalla pesca: l’83% dei pescatori sviluppa, a un anno dall’evento, una depressione clinicamente significativa. Si rilevano nelle persone esaminate elevati livelli di ira e amarezza, più alti rispetto ai risultati delle ricerche sui disastri naturali. Sullo stesso campione si rileva un effetto di “corrosione comunitaria” in cui gli individui riducono la condivisione di informazioni e risorse e indeboliscono i loro legami comunitari.
A questi effetti si somma l’aumento dei livelli di stress causato dagli uragani come Katrina. Altre risultanze, legate allo stress da disastro ambientale, inducono un potenziamento della violenza di coppia e un aumento dei tentativi di suicidio nei giovani. Ancora altri risultati stanno derivando dalle ricerche psicologiche multiple sulla popolazione coinvolta nel disastro ambientale del Golfo del Messico e il progetto continuerà fino al 2016, anche con la finalità di strutturare dei programmi psicologici preventivi.
Oltre a studiare gli effetti psicologici derivanti dai disastri ambientali, la ricerca psicologica volge allo studio degli stimoli psicosensoriali derivanti da ambienti costruttivi per la salute psicologica delle persone e su come utilizzare questi ambienti per abbattere i livelli di stress e migliorare la funzionalità cognitiva e interattiva della persona.
Si tratta di ricercare e scoprire sempre nuovi strumenti riabilitativi nel rapporto di ciascuno con il proprio ambiente.
Autore: Laura Salvatore, Direttore IRP Istituto di Ricerca Riabilitazione Rieducazione Psicosensoriale.