Basta scorrere la Rassegna stampa di Federparchi per avere un’idea per quanto sommaria del diffuso disagio dei nostri parchi nazionali e regionali, di terra e di mare.
E non solo perché con risorse sempre più risicate devono arrabattarsi anche per le funzioni più banali dalla bolletta del telefono alla benzina per le macchine di servizio come le forze di polizia. Molti di quelli nazionali sono commissariati da lungo tempo per ragioni diverse dall’Abruzzo alle 5 Terre. Non parliamo delle aree protette marine che di salute ne hanno sempre avuta poca, ma ora sono proprio alla canna del gas.
Ma anche per quelli regionali le cose non vanno granchè meglio. C’è infatti chi vuole semplicemente chiuderli, ma anche qui in ogni caso le risorse scarseggiano in conseguenza dei tanti tagli e perché diverse regioni stanno rivedendo le loro leggi -o dovrebbero farlo- ma gli intoppi e talvolta la confusione è tanta. L’Umbria –tanto per fare un esempio recentissimo- aveva affidato stranamente la gestione dei suoi parchi alle comunità montane con compiti poco conformi a quelli della legge nazionale. Ora chiuse le comunità montane essi passano armi e bagagli alle province (anch’esse peraltro in lista d’attesa per fare la stessa fine) con gli stessi compiti che in quella regione non hanno mai brillato.
Emilia e Lombardia devono invece vedersela con l’abrogazione dei consorzi di gestione decisa nottetempo dal governo. Altre, come la Toscana, sono in attesa da fin troppo tempo di rivedere una normativa ormai inadeguata.
Si dirà -ed è ovviamente vero- che in ambasce ci sono e non di meno tutti i livelli e soggetti istituzionali anche elettivi o comunque con compiti importantissimi come le autorità di bacino. Il disagio riguarda infatti il nostro assetto istituzionale nessun comparto o livello escluso. Per i parchi semmai c’è da considerare che questa caduta coincide beffardamente con il ventennale della legge quadro anch’essa peraltro a rischio.
Che disagio ci sia mi pare perciò fuori discussione. In discussione semmai, c’è se le risposte sono all’altezza dei rischi.
Intanto va detto -sebbene finora non se ne sia stato preso atto neppure da parte di chi rappresenta i parchi- che nessun ministro dell’ambiente in questi 20 anni ha snobbato, ignorato, screditato anche sotto il profilo del rispetto verso i suoi amministratori e operatori i parchi come il ministro Prestigiacomo. Con lei i parchi sono finiti persino e con disonore nelle intercettazioni di Bisignani, ma non sono mai stati oggetto di un confronto e di una comune riflessione. Da Ronchi a Matteoli passando per Spini, Baratta, Ripa di Meana, Pecoraro Scanio nessuno ha mai disertato come l’attuale ministro sedi e occasioni doverose. Nessun ministro si è comportato nella stessa maniera con i comuni, le province, le regioni. Ma l’ANCI, l’UPI e la Conferenza delle regioni hanno cercato di far valere i loro ruoli. Chiedo agli amici di Federparchi se pensano di avere fatto altrettanto.
Il ventennale della legge 394 è sicuramente una occasione da non perdere per mettere in chiaro ciò che finora non lo è stato quanto basta. Ma non deve trattarsi di ‘celebrazioni,’ ma di impegnato confronto senza scuse e silenzi. So che per aver sostenuto queste posizioni mi sono già preso recentemente una sonora reprimenda. Se qualcuno pensasse di bissarla la indirizzi questa volta al ministro.
Renzo Moschini