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Parchi, sulla richiesta della procedura d’urgenza

Scritto da Renzo Moschini il 10.09.2013

La presa di posizione quasi unanime dell’associazionismo ambientalista contro la decisione del Senato di ripartire sui parchi addirittura con urgenza da dove si era arrivati al momento dello scioglimento del parlamento merita qualche ulteriore riflessione specialmente in sede politica e istituzionale. Qui registriamo, infatti, ancora una volta silenzi sconcertanti resi peraltro più inspiegabili perché rispetto al recente passato qualcosa sul piano nazionale e non soltanto per i parchi ha cominciato a muoversi e i gruppi parlamentari come le regioni e gli enti locali sono ora chiamati a dire la loro dopo una prolungata e colpevole latitanza. La novità è data dall’impegno assunto dal ministro dell’ambiente anche in un incontro a fine giugno con il Gruppo di San Rossore di promuovere entro l’anno taluni appuntamenti nei quali si potrà finalmente discutere con tutti i protagonisti – anche quelli per intenderci ignorati a suo tempo dal Senato- su cosa fare per il rilancio delle nostre aree protette. Ignorare questa novità e riprendere il discorso come se tutto fosse rimasto tale e quale ad allora è una inspiegabile cavolata -peggio- una decisione volta a ribadire propositi già rivelatisi profondamente dannosi e mortificanti per i parchi.

Eppure ai partiti e alle istituzioni nessuno escluso- già durante la campagna elettorale e anche dopo- era stata severamente rimproverata tanta sordità.

Sordità tanto più grave nel momento in cui finalmente si riapre più d’uno spiraglio per rimettere intorno ad un tavolo tutti i soggetti interessati come si sta già facendo, ad esempio, per l’assetto idrogeologico. Come sempre il peggior sordo è quello che non vuol sentire che però paga anche dazio.

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