Anfetamina, ecstasy, cocaina, psicofarmaci, LSD, sono anche definite ‘droghe ricreazionali’, perché possono abbattere le inibizioni e agevolare le relazioni con gli altri. Ma non tutti sono consapevoli dei rischi che comporta il loro consumo e che si celano dietro questa definizione apparentemente innocua.
Il dibattito sull’ ecstasy negli ambienti politici è piuttosto vivace. Ci si chiede se i governi abbiano esagerato con le campagne contro il suo consumo e con il renderla illegale. Nel Regno Unito, per esempio, David Nutt, esperto e consulente governativo in materia di droghe , fu licenziato per aver dichiarato che l’ecstasy è meno pericolosa dell’equitazione. Altri ancora sostengono che l’ecstasy sia dannosa se consumata frequentemente e non lo sia se usata con moderazione.
Un nuovo studio pubblicato oggi online sulla rivista scientifica Addiction, ci rivela le prime informazioni sui rischi reali dovuti al consumo di ecstasy. La ricerca dimostra che persino l’assunzione in un periodo di tempo relativamente breve può danneggiare la memoria. Inoltre, i danni non sono sempre immediatamente evidenti al consumatore, che rischia di accorgersene quando ormai è troppo tardi per rimediare.
Secondo lo studio, i ‘nuovi’ consumatori che assumono 10 o più pillole durante il primo anno evidenziano un calo nella performance della loro memoria a breve termine rispetto al periodo precedente l’assunzione. Questi risultati sono dovuti ai danni subiti dall’ ippocampo, l’area del cervello demandata a funzioni di memoria e orientamento. E’ un dato interessante che il danneggiamento dell’ippocampo sia uno dei primi segni della malattia di Alzheimer, che determina perdita di memoria e disorientamento.
I partecipanti allo studio hanno assunto in media 32 pillole durante un anno, circa 2 pillole e mezza al mese. lo studio è stato efettuato anche su coloro che avevano assunto meno di 10 pillole durante l’anno. Anche questo gruppo hanno mostrato un deficit nella memoria a breve termine.
Il Dott. Daniel Wagner, responsabile di questa ricerca, sostiene: “Lo studio aveva l’intenzione di minimizzare i limiti metodologici delle ricerche precedenti, che non erano state in grado di verificare se i disagi cognitivi osservati nei consumatori di ecstasy fossero già presenti prima del consumo di droga.
“Abbiamo quindi misurato le funzioni cognitive di coloro che non avevano precedenti con le droghe, dopo un anno in cui l’avevano assunta almeno 10 volte, abbiamo rimisurato la loro performance e siamo riusciti ad individuare i precisi effetti di questa droga.”