Eric Courchesne , Ph.D. e Rich Stoner , Ph.D. , del Centro di Eccellenza sull’Autismo dell’Università della California, San Diego hanno indagato l’architettura cellulare della struttura più esterna del cervello, la corteccia, nei bambini affetti da autismo. L’analisi è avvenuta su tessuto cerebrale di bambini deceduti fra i 2 e i 15 anni di età.
Crediti: Rich Stoner, Ph.D., University of California, San Diego
Gli scienziati hanno spiegato che quando il cervello di un feto si sviluppo si divide in sei strati differenti. Ognuno di questi strati è composto da particolari tipi di cellule cerebrali, caratterizzata da modelli specifici di connessione. Il gruppo di ricerca si è concentrato sui geni che caratterizzano i diversi strati e su quelli che caratterizzano l’autismo.
Nel 91 per cento dei campioni dei casi autistici i marcatori per i diversi strati della corteccia erano assenti, spiegano i ricercatori, rispetto al 9 per cento dei campioni di controllo. Inoltre, questi segni di disorganizzazione, non sono stati trovati su tutta la superficie del cervello, ma invece solo in zone focali di circa 5-7 millimetri.
Queste macchie sono state trovate nei lobi frontali e temporali della corteccia che regolano le funzioni emotive, di comunicazione e del linguaggio sociale, le zone che caratterizzano anche le carenze di coloro che soffrono di autismo. Per questo i ricercatori credono che le posizioni specifiche delle macchie possano essere alla base dell’espressione e della gravità dei vari sintomi in un bambino con la malattia.
La natura frammentaria dei difetti può spiegare perché i primi trattamenti possono aiutare i neonati e i bambini. Secondo i ricercatori dal momento che la stratificazione cellulare difettosa non si verifica su tutta la corteccia, il cervello che deve ancora svilupparsi può avere la possibilità di ricollegare le connessioni riducendo le macchie e reclutando cellule dalle regioni vicine perchè assumano ruoli importanti nelle funzioni sociali e di comunicazione.