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Eccezionali passi avanti verso la cura del diabete di tipo 1

La malattia è scomparsa grazie ad una nuova terapia su modelli murini nei quali la malattia era appena comparsa

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 16.06.2014

Trovato il modo di invertire il processo del diabete 1 su modelli murini. Il metodo potrebbe essere sperimentato anche sugli umani.

Un nuovo metodo che agisce sul sistema immunitario innato e non su quello adattivo, potrebbe essere efficace sul diabete di tipo 1, quando diagnosticato nelle sue fasi iniziali.

La ricerca, condotto da William Ridgway dell’Università di Cincinnati, è stata presentata al meeting della American Diabetes Association sabato scorso.

Diabete

Secondo i ricercatori il diabete di tipo 1 colpisce il 5% di tutti gli adulti e i bambini malati di diabete. Il diabete di tipo 1, agendo sulla capacità di produrre insulina dell’organismo e quindi di metabolizzare il glucosio, viene gestito con somministrazione di insulina e ad oggi non esiste una cura definitiva.

Secondo i ricercatori l’incidenza del diabete di tipo 1 e dell’autoimmunità in generale è salita rapidamente a partire dalla metà del 20° secolo, probabilmente a causa di una sotto-stimolazione del sistema immunitario innato che innesca l’autoimmunità nei bambini e nei giovani adulti. Nel diabete di tipo 1 l’autoimmunità fa sì che le cellule T attacchino le cellule beta produttrici di insulina.

I ricercatori hanno utilizzato un anticorpo monoclonale, UT18, per incrementare l’attività di TLR4, una cellula del sistema immunitario innato, per invertire l’insorgenza del diabete in un’alta percentuale di topi diabetici non obesi.

“Abbiamo dimostrato che utilizzando un anticorpo per stimolare una molecola specifica nel sistema immunitario innato possiamo invertire con un alto tasso di successo il diabete nei topi che hanno già sviluppato i sintomi della malattia,” dice Ridgway. “La causa di questa inversione è la protezione delle cellule beta del pancreas che producono l’insulina. Queste cellule sono protette da un attacco autoimmune, che è il segno distintivo del diabete di tipo 1.” Importantissima, in questo processo, è la diagnosi nella fase iniziale della malattia.

Ridgway ha spiegato che questo approccio si differenzia dalla maggior parte delle ricerche che cercano una cura al diabete di tipo 1 perché questa terapia non interagisce direttamente con le cellule T, cioè con le reazioni autoimmuni.

“Stiamo prendendo di mira una parte diversa del sistema immunitario”, spiega Ridgway. “Ci sono due rami del sistema immunitario. Uno è chiamato sistema immunitario adattativo e l’altro è il sistema immunitario innato. Fondamentalmente le cellule T e le cellule B sono nel sistema immunitario adattativo e rispondono a molti antigeni diversi. Il sistema innato tende ad avere una risposta stereotipata. Ci rivolgiamo ad un recettore che si trova principalmente sulle cellule immunitarie innate, come le cellule dendritiche.

“TLR4 opera negli esseri umani in molti modi simili e anche se ci sono alcune differenze, è possibile che questo nuovo percorso possa essere testato negli esseri umani”, dice Ridgway che ha spiegato anche che saranno necessari ulteriori studi.

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