Grazie ad una ricerca basata sull’uso di cellule staminali i ricercatori hanno scoperto un processo alla base di un particolare tipo di epilessia. La scoperta potrebbe aiutare nella ricerca di farmaci migliori per trattare tutti i tipi di disturbi convulsivi.
La tecnica, è stata messa a punto dagli scienziati dell’Università del Michigan. Trasformando le cellule della pelle di pazienti con epilessia in cellule staminali, e poi trasformando quelle cellule staminali in cellule nervose del cervello, il team ha creato un terreno di prova in miniatura per l’epilessia. In questo modo ha potuto misurare i segnali che le cellule si inviano l’un l’altra, attraverso piccoli canali chiamati “del sodio”.
Nei neuroni derivati dalle cellule di bambini che hanno una grave e rara forma genetica di epilessia chiamata sindrome di Dravet, i ricercatori hanno rilevato alti livelli di attività in questi canali. Questa sorta di “ipereccitabilità” potrebbe scatenare le crisi epilettiche. I neuroni ottenuti dalle cellule della pelle di persone senza epilessia non hanno invece mostrato questa attività anomala.
La ricerca è stata pubblicata su Annals of Neurology, e ora gli scienziati stanno lavorando alla creazione di linee di cellule staminali pluripotenti indotte dalle cellule di pazienti con altre forme genetiche di epilessia.
Le nuove scoperte si differenzia da quella di altri scienziati che hanno lavorato con i topi, il che dimostra l’importanza di studiare le cellule ottenute da pazienti con epilessia umani. Le cellule provenienti dai pazienti, contenevano il segno distintivo della maggior parte dei pazienti con sindrome di Dravet: una mutazione nel gene SCN1A, che codifica la proteina fondamentale per i canali del sodio, la Nav1.1. La mutazione riduce il numero di canali alla metà del numero normale.
“Con questa tecnica, siamo in grado di studiare le cellule che ricordano da vicino le cellule cerebrali del paziente, senza fare una biopsia del cervello,” dice l’autore e leader del team Jack M. Parent.
I ricercatori però non sanno ancora come o perché le cellule nervose attuino una compensazione eccessiva per la perdita parziale dei canali del sodio. Inoltre i ricercatori hanno scoperto che i neuroni non mostrano i segni della ipereccitabilità se non dopo delle settimane coerentemente con il fatto che i bambini con la sindrome di Dravet spesso non hanno attacchi fino a diversi mesi d’età.
“Inoltre, la riproduzione della iperattività dei neuroni in queste colture cellulari dimostra che vi è un cambiamento intrinseco nei neuroni che non dipende da un input dei circuiti nel cervello,” dice il co-autore Meisler.
Molti pazienti che soffrono della sindrome di Dravet non rispondono ai farmaci, rendendo urgente la ricerca di nuove soluzioni. Le loro vite sono costantemente minacciate dal rischio di morte improvvisa causata dall’epilessia.
Ora gli scienziati stanno lavorando per sperimentare dei farmaci che possano influire su questa ipereccitabilità.
La ricerca è stata possibile grazie alla collaborazione di più di 100 pazienti con sindrome di Dravet.