I detriti spaziali sono un problema probabilmente non percepito in tutta la sua gravità. Sono decine di migliaia i detriti spaziali che orbitano attorno al nostro pianeta e minacciano l’incolumità dei satelliti e degli equipaggi. Al momento sono diversi i progetti che studiano soluzioni in diverse parti del mondo. Negli Stati Uniti nei giorni scorsi un apposito comitato ha sentito gli esperti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, della Federal Aviation Authority e della Federal Communications Commission.
Il problema dei detriti spaziali non è fantascienza è reale e affrontarlo non sarà facile, ha spiegato Eddie Bernice Johnson, membro del comitato.
La drammaticità del problema è stata evidente quando è avvenuto il primo incidente spaziale causato dai detriti: era il 2009 quando un satellite privato statunitense chiamato Iridium si è schiantato contro il satellite russo Kosmos.
Oggi i detriti stimati in orbita al nostro pianeta sono 23mila: 2mila si crearono nel 2009 a causa dell’impatto.
Secondo George Zamka, ex astronauta, l’incidente del 2009 è stato una spartiacque che ha messo in rilievo quanto sia necessario fare di più per risolvere il problema: basti pensare che sia lo Space Shuttle che la Stazione Spaziale Internazionale sono costrette ad effettuare continue manovre per evitare gli impatti con i detriti e comunque le capsule portano i segni degli impatti con i detriti più piccoli.
“Durante le mie due missioni spaziali, abbiamo volato a testa in giù e indietro per proteggere le finestre della nostra navetta dai detriti orbitali”, ha testimoniato Zamka.
A livelli internazionale sono allo studio diverse soluzioni per il problema dei detriti: esiste il progetto dell’Agenzia Spaziale Giapponese JAXA che lavora insieme alla società giapponese che produce reti da pesca Nitto Seimo. L’idea consiste in una rete da pesca spaziale magnetica che lanciata in orbita attirerà a sè i detriti. Lanciata da un razzo potrebbe rimanere in orbita per un anno raccogliendo detriti. Perdendo quota rientrerà in atmosfera disintegrandosi. Il progetto potrebbe essere attivo già per il 2019.
Anche l’ESA, Agenzia Spaziale Europea sta progettando una piccola vela di 5 metri quadrati che possa provocare la caduta dei rifiuti in atmosfera. Mentre invece negli Stati Uniti stanno progettando un laser che possa cambiare la rotta dei detriti evitando in questo modo le collisioni. Un gruppo di ricerca italiano sta progettando inoltre uno spray che rende pesanti i detriti costringendoli a scendere nell’atmosfera. Questo progetto, chiamato “REDEMPTION” (Removal of Debris using material with phase transition – Ionospherical tests) è uno dei 7 scelti dall’ESA per una fase di sperimentazione a bordo di un razzo sonda.