Pochi giorni fa la missione Kepler ci dava notizia dell’identificazione di nuovi pianeti extrasolari. Su alcuni di questi, 4 per la precisione, potrebbero trovarsi forme di vita aliena. Oggi i ricercatori della University of Arizona rendono noto che sono stati in grado di fotografare un pianeta extrasolare da un telescopio terrestre.
L’immagine è stata scattata con una tecnologia simile a quella delle telecamere digitali, invece che con un rilevatore ad infrarossi. Secondo i ricercatori il metodo utilizzato può funzionare, ma deve essere ancora perfezionato.
Crediti: NASA/JPL-Caltech
“Questo è un passo importante nella ricerca di pianeti extrasolari, perché le immagini in luce visibile, invece che a raggi infrarossi, sono quello di cui abbiamo bisogno se vogliamo individuare pianeti che potrebbero essere adatti per ospitare la vita”, ha detto Jared Males, autore principale dell’articolo che sarà pubblicato su The Astrophysical Journal della University of Arizona.
La tecnologia prevede l’uso di uno speciale dispositivo chiamato CCD che consentirà di vedere pianeti finora invisibili.
Laird Close, professore presso il Dipartimento di Astronomia e co-autore dell’articolo, ha spiegato che tutte le altre immagini terrestri di pianeti extrasolari vicino alle loro stelle sono immagini a infrarossi, che rilevano il calore dei pianeti. Questo limita la tecnologia per le giganti gassose – massicce, pianeti giovani abbastanza caldi che emanano ancora calore. Al contrario pianeti più anziani possibilmente abitabili non sono visibili nelle immagini a infrarossi così facilmente.
Il pianeta fotografato si chiama Beta Pictoris b, orbita intorno alla sua stella a solo nove volte la distanza Terra-Sole, perciò la sua orbita è più piccola di quella di Saturno. Nelle immagini CCD, Beta Pictoris b appare circa 100.000 volte più debole della sua stella, il che lo rende l’oggetto meno luminoso ripreso finora. Le nuove immagini di questo pianeta hanno permesso di stabilire che la sua atmosfera ha una temperatura di circa 2600 gradi Fahrenheit (1700 Kelvin). Il team stima che Beta Pictoris b abbia12 volte la massa di Giove .
Oltre alla grande luminosità della stella ospite, gli astronomi hanno dovuto superare la difficoltà rappresentata dall’atmosfera terrestre, che sfoca le immagini. Si sono per questo avvalsi della tecnologia Adaptive Optics Magellan, dotata di uno specchio che cambia forma 1.000 volte al secondo per adattarsi alle condizioni dell’immagine.
Males ha spiegato: “Nel nostro caso, siamo stati in grado di registrare il bagliore proprio del pianeta, perché è ancora giovane e abbastanza caldo tanto che il suo segnale spiccava contro il rumore visivo della sfocatura atmosferica “
“Ma quando si ha a che fare con una luce 100.000 volte più debole per individuare pianeti molto più freddi e simili alla Terra, raggiungiamo la situazione in cui la sfocatura atmosferico è troppo grande e possiamo avere la necessità di ricorrere a speciali telescopi”, ha concluso Males