La Sardegna non è un paese per ricchi. O meglio non lo vuole essere più. Il suo turismo vuole sempre più essere fatto di tradizione, conoscenza, promozione di quegli aspetti del territorio che la rendono unica. Lontani anni luce da Porto Torres, Costa Smeralda, barche lussuose, resort turistici, spiagge bianche e ville infinite, i portavoce del turismo sardo aprono le porte per invitare a conoscere la tradizione, gli usi e i costumi locali. E lo fa in prima linea il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, che esorta tutti ad andare in vacanza in Sardegna, poiché il turismo è un punto fondamentale per la ricostruzione di un paese che è stato messo a dura prova dalle passate alluvioni. E invita anche ad imparare la lingua sarda.
In Sardegna non si va solo d’estate, dunque. Non ci si va solo in barca. Si può visitare durante tutto l’anno, anche per le feste tradizionali legate ai Santi e alla Pasqua. Assaporandoci un video vintage degli anni 50, ci divertiamo a indagare sugli aspetti meno noti ma più curiosi e interessanti dell’isola sarda.
Anzitutto ci sono le feste, le tradizioni, i costumi, le usanze. I costumi sardi sono particolarmente elaborati e variopinti: ricchi e a colori vivaci quelli delle donne, più severi quelli degli uomini. Nati dalla tra la tradizione cretese e quella aragonese, che si sono andati intrecciando con quella locale tipica, gli ornamenti sono ciò che conta davvero in Sardegna e la tradizione orafa è ancora vivissima in parecchi centri dell’isola dove i gioielli sono ancora incisi a bulino e pazientemente battuti a martello.
Tra le tradizioni popolari più divertenti vi sono le danze. La principale caratteristica del ballo sardo è la compostezza e la serietà del ballerino. Inoltre due elementi sono indicativi e provano l’antichità del ballo: le Launeddas, antichi strumenti a fiato, ed il legame che queste danze hanno con il fuoco. Il culto del fuoco, elemento purificatore, sta alla base del folklore locale e anche della tradizione religiosa. Non dimentichiamoci infatti l’annessa Festa di Sant’Antonio, che si celebra tra il 16 e il 17 gennaio, per cui si accendono falò e si benedicono gli animali in molti centri dell’isola, pasteggiando con dolci tipici come i su pisteddu.
Per Pasqua forse non tutti sanno che è ancora viva la tradizione di cucinare l’agnello sotto terra. Si chiama cottura a carraxiu. In una buca abbastanza capiente, si mette l’agnello in un contenitore, si copre la buca con una lamiera, sulla quale si accendeva il fuoco. Il calore irradiato all’interno della buca dà luogo a una cottura simile a quella del forno. Si dice che il metodo della cottura sotto terra fosse praticato soprattutto dai ladri di bestiame: rubato un agnello, questo veniva cucinato sottoterra in modo che, se il padrone, alla ricerca dell’animale scomparso, fosse passato nei pressi, non sarebbe stato richiamato dall’odore tipico della cottura alla brace o allo spiedo perchè, con questo metodo, non si difondono odori. Ora è segno di buon auspicio per il nuovo anno e parecchie case hanno il loro personale forno sotterraneo.
Lontano dai campi e dai furfanti, le città sarde sono tesori e culle di storia e di arte, come del resto lo dimostrano le distese dell’entroterra, della Gallura per esempio. Olbia e dintorni rappresentano infatti un interessante mix di storia e cultura, magari da visitare in bicicletta: il nuraghe Riu Mulinu (Cabu Abbas), la tomba dei Giganti di Su Monte de S’Abe, il Pozzo Sacro nuragico di Sa Testa, le Mura Puniche tra Via Torino e Via Acquedotto, i Castelli di Sa Paulazza e di Pedes, l’Acquedotto Romano, la fattoria romana di S’Imbalconadu, pedalando lungo la strada che porta a Padru.
Sardegna significa anche paese di naviganti, a partire dai Fenici. Naviganti che avevano bisogno delle luci dei fari per orientarsi, e in Sardegna certo non mancano. Non si dimentichi che qualche anno fa, nello specifico 23 dicembre 2011, in applicazione della deliberazione n. 52/36, l’Agenzia Conservatoria delle coste della Sardegna ha ricevuto il mandato di elaborare un dettagliato programma di valorizzazione di quindici aree di conservazione costiera di proprietà regionale dove sono presenti fari, semafori, torri costiere, immobili e infrastrutture. Ed ecco che oltre a Capo Ferro (Arzachena), compaiono i fari di Razzoli e Punta Filetto (La Maddalena) e Capo d’Orso (Palau), il faro di Capo Mannu (San Vero Milis), la Gran Torre di Torregrande (Oristano), la Stazione dei Segnali di Capo Sant’Elia (Cagliari) tra gli altri. Eccone qui una mappa utile.
Come se non bastassero i suoi 1800 è più chilometri di costa che offrono un’eccezionale varietà di paesaggi, la Sardegna è un’isola che affascina anche per altro. Dalla costa ai paesi dell’interno, fra cultura, archeologia, musei, mare, montagna e pianure verdeggianti, si conferma un luogo di memorie, paesaggi ricchi di poesia, aspre realtà e sapori tipici. Il portale Sardegna Turismo offre a tal proposito la possibilità di scoprire da soli quali sono gli itinerari che più interessano, dalla Sardegna dei vescovi a quella del Cannonau, dal trekking tra Oliena e Lanaittu, alla scoperta di preziose collezioni cagliaritane, cattedrali e affreschi medievali. Spunti, mappe e idee guidano il visitatore attraverso una terra il cui unico confine sembra essere la curiosità di chi la esplora.
Dolci e prodotti tipici. Qui ci avventuriamo davvero nel Paese delle Meraviglie. Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria, sono circa un centinaio quelle che si contano. Enumerarle sarebbe impresa enciclopedica, basta questo però per fare della Sardegna anche una meta gastronomica di tutto rispetto, se si considerano anche le specialità salate locali, i prodotti caseari e vinicoli.
Ma la Sardegna è anche un paese per i più piccoli. Per loro esiste infatti il Museo del Giocattolo Tradizionale della Sardegna a Zeppara, Ales (OR). Qui si trova una raccolta di giocattoli rappresentativa a livello regionale, organizzata per sezioni tematiche: mezzi di trasporto, giocattoli per feste particolari, diverse varietà di bambole, giocattoli per stimolare l’abilità nella corsa e nel lancio, una ricca esposizione di armi, diversi passatempi, oggetti per la produzione di suoni e rumori e altri oggetti vari usati nel gioco. Un tripudio di carretti fatti di canne , trattori, bambole intrecciate, birilli e trottole fatti a mano, schippi ad acqua con legno di sambuco, “tirallasticu”, la classica fionda, fischietti e giocattoli di cui ancora non si è scoperto il meccanismo, persino palle di stracci per le partite tra gli amici.
Quando andare in Sardegna? Sempre. In bici e a piedi soprattutto. Ogni periodo dell’anno val bene un giro in Sardegna. Le cose elencate non sono infatti che un piccolo appunto di ciò che il territorio sardo può offrire. Lasciamo il Paese con le meraviglie naturalistiche del Gennargentu e della Barbagia, con i rispettivi percorsi di trekking ed escursioni a zone archeologiche e culturali, ma anche tour verdi, che spiegano la flora e la fauna di un parco naturale, Il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e Gennargentu, la cui area protetta è superiore ai 70mila ettari.