Un team di ricerca italo-americano formato da Giorgio Balestra dell’Università della Tuscia in Italia e un professore associato della Virginia Tech, Boris Vinatzer, ha utilizzato le più recenti tecnologie di sequenziamento del DNA per tracciare un agente patogeno devastante che è alla base di una grave malattia del kiwi.
Dal 2008, il batterio Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa) ha minacciato l’industria del kiwi mondiale (di cui l’Italia è il primo produttore) distruggendo frutteti in Europa, Sud America e Nuova Zelanda. A quattro anni dalla sua scoperta in Italia, il “cancro del kiwi”, una malattia causata dal batterio Psa, ha portato a centinaia di milioni di euro in perdite economiche. Una malattia simile scoppiò nel 1980 in Cina e in Giappone, ma nessuno fino ad oggi sapeva se si trattasse lo stesso patogeno che sta devastando i raccolti di tutto il mondo.
Vinatzer e Balestra hanno pubblicato un articolo il 9 maggio sulla rivista PLoS ONE, che è il primo studio pubblicato su una rivista scientifica per tracciare la probabile origine del batterio, la Cina.
“E’ stato un lavoro da detective”, ha detto Vinatzer. “Con il sequenziamento del DNA, siamo stati in grado di collegare tutti i nuovi batteri ad un ceppo presente in Cina e determinare dove probabilmente tutto è cominciato”.
Quando la Nuova Zelanda ha ammesso la malattia ai propri kiwi nel 2010, negli Stati Uniti hanno immediatamente vietato tutte le importazioni di materiale vegetale e polline di kiwi per evitare che si infettino colture americane, e finora, i batteri non sono stati trovati in America. Tuttavia, se la malattia dovesse scoppiare negli Stati Uniti, la ricerca di Vinatzer contribuirà a rallentare la sua diffusione – o addirittura eliminare l’agente patogeno – attraverso una diagnosi precoce ed accurata.
“Il primo passo per fermare la diffusione di batteri aggressivi come Psa è sapere da dove vengono e come si sono diffusi”, ha detto Balestra. “Ora che abbiamo sequenziato il DNA e trovato la sua origine, probabilmente potremo cominciare a capire il modo di fermarlo ed evitare anche che altri batteri simili possano fare così tanti danni in futuro.”
Oltre ad avere dirette applicazioni pratiche, lo studio dovrebbe anche portare a nuove scoperte sull’adattamento dei batteri patogeni delle piante alle colture. Questa è una parte integrante della ricerca attuale, finanziata per la parte italiana dal Ministero Italiano delle Politiche Agricole e Forestali.