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Acqua all’arsenico nel pane di Viterbo, Camera ci commercio chiede di agire

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 14.04.2013

L’acqua all’arsenico è un danno per cittadini e imprese e le istituzioni devono trovare subito una soluzione. E’ la sintesi della dichiarazione di Ferindo Palombella, presidente della Camera di Commercio di Viterbo.

Bicchiere d'acqua

“La questione dell’elevata concetrazione di arsenico nell’acqua potabile è divenuta insostenibile e non più rinviabile sia per i consumatori sia per le imprese della Tuscia. I primi perché continuano a essere esposti pericolosamente ai dannosi effetti sulla salute e sono costretti a limitazioni e disagi inaccettabili rispetto a un bene primario quale è l’acqua. I secondi in quanto, oltre a doversi fare carico dei costi di acquisto per uno o più dearsenificatori, operano in un clima sociale caratterizzato da timori e diffidenza che inevitabilmente influiscono pesantemente sui consumi. È necessario pertanto l’intervento immediato dei massimi rappresentanti istituzionali, affinché si mettano in campo tutte le risorse necessarie e si individuino soluzioni definitive per superare in tempi strettissimi quella che è diventata una vera e propria emergenza di rilevanza nazionale che sta già penalizzando l’economia della Tuscia”, ha detto Palombella.

Il Codacons nei giorni scorsi aveva proposto agli esercizi alimentari di chiedere “i danni a Regione e ministeri, fino ad 1 mln di euro ad attività”.

Uno studio dell’Istituto superiore di sanità ha infatti rilevato che livelli di arsenico sono fuori norma nel pane prodotto nell’area del viterbese interessata dall’emergenza arsenico nell’acqua.

Il Codacons ha anche annunciato l’avvio di un’azione risarcitoria in favore di panetterie, ristoranti, pasticcerie e attività costrette a utilizzare acqua contaminata dall’arsenico.

“I rischi per la salute legati all’arsenico sono elevatissimi, al punto da portare oggi il Codacons a chiedere alle Asl territoriali di intervenire, disponendo la chiusura di quegli esercizi commerciali costretti ad utilizzare acque contaminate per la produzione di alimenti – spiega il Presidente di Codacons Carlo Rienzi – ma le attività come panetterie, ristoranti, bar, pasticcerie, operanti nel Lazio, non hanno alcuna colpa per la grave situazione determinatasi: per tale motivo abbiamo deciso di intervenire in loro soccorso, avviando un’azione risarcitoria contro i ministeri competenti e la Regione Lazio, volta a far ottenere ai gestori di esercizi commerciali adibiti alla produzione di beni alimentari che prevedono l’utilizzo di acqua, il risarcimento dei danni subiti, fino ad un massimo di 1 milione di euro ad attività”.

Il Codacons ricorda che “non solo di aver ottenuto già una importante vittoria in tribunale, con i giudici che hanno riconosciuto ai cittadini un risarcimento per essere stati costretti a bere acqua inquinata, ma che è già partita una azione collettiva in favore dei residenti dei comuni colpiti dal fenomeno, alla quale è ancora possibile aderire”.

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