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Anidride carbonica nelle bibite gassate può danneggiare il cervello

L'anidride carbonica nelle bevande gassate potrebbe alterare le proteine del cervello, in quanto scatena gli stessi sensori del dolore nella cavità nasale

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 16.11.2013

L’anidride carbonica nelle bevande gassate potrebbe alterare le proteine del cervello, in quanto scatena gli stessi sensori del dolore nella cavità nasale come la senape e il cren, anche se a bassa intensità, secondo una nuova ricerca della University of Southern California. Un altro studio ha dimostrato che il consumo eccessivo di bevande con aggiunta di anidride carbonica potrebbe danneggiare il cervello.

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“La carbonatazione evoca due sensazioni distinte. Rende le cose acide e le fa anche anche bruciare. Abbiamo tutti sentito la sensazione di formicolio quando beviamo una cola troppo velocemente”, ha detto Emily Liman, autore senior di uno studio pubblicato online sul Journal of Neuroscience.

Quella sensazione di bruciore proviene da un sistema di nervi che rispondono a sensazioni di dolore, pressione e temperatura della pelle nel naso e della bocca.

“Quello che non sapevamo era che le cellule e molecole che all’interno di tali cellule sono responsabili della sensazione dolorosa che proviamo quando beviamo una bibita gassata”, ha detto Liman, professore associato di neurobiologia.

Facendo scorrere una soluzione salina gassata su una coltivazione in vitro di cellule nervose ottenute dai circuiti sensoriali di naso e bocca, i ricercatori hanno trovato che il gas ha attivato solo un particolare tipo di cellula. “Le cellule che hanno risposto alla CO2 erano le stesse cellule che rilevano la senape”, ha detto Liman. Queste cellule esprimono un gene noto come TRPA1 e fungono da sensori del dolore generale.

I topi a cui manca il gene TRPA1 hanno mostrato “una risposta notevolmente ridotta” all’anidride carbonica, ha detto Liman.

Ora, poiché le bevande gassate sono state collegate ai circuiti di dolore, qualcuno si potrebbe chiedere perché le consumiamo. Liman ha citato studi che vanno indietro fino al 1885 che hanno trovato la carbonatazione ha ridotto drasticamente la crescita dei batteri. Non è ben chiaro perché le consumiamo, ma occorre fare attenzione a non abusarne.

Secondo uno studio appena illustrato al meeting annuale delle British Society of Neuroscience, l’uso continuo di questi alimenti può produrre effetti paragonabili a malattie come il cancro o l’Alzheimer.

La ricerca,condotta dall’Università di Sydney, ha eseguito degli esperimenti sui topi da laboratorio.

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