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Xenotrapianti più vicini grazie a maiali OGM

Scritto da Giulia Chiarenza il 21.10.2011

TrapiantiLo xenotrapianto (il trapianto di organi, tessuti o cellule animali in corpi umani) ha fatto passi avanti. Le precedenti difficoltà dovute ai rigetti sono state superate grazie all’impiego sempre più frequente di maiali geneticamente modificati, muniti di geni che riescono a rimediare alla risposta immunitaria umana.

Nella ricerca pubblicata online da The Lancet i dottori Burcin Ekser e David Cooper dell’Istituto di Trapianti presso l’University of Pittsburgh negli Stati Uniti, discutono insieme ad altri colleghi gli ultimi sviluppi in questo campo in continua evoluzione.

I risultati del trapianto delle isole pancreatiche suine in alcuni primati non umani diabetici sono molto più incoraggianti rispetto ai risultati di xenotrapianto di organi. Test clinici su questo xenotrapianto potrebbero moltiplicarsi a breve e uno è attualmente in corso in Nuova Zelanda.

La difficoltà maggiore per quanto riguarda questa tecnica è che tra il 60% e l’ 80% delle isole trapiantate si perdono nella vena portale epatica e quindi si ricercano nuovi siti per il trapianto.

L’ideale sarebbe usare isole pancreatiche di maiali non adulti per i programmi intensivi di trapianti, a causa dei costi che deriverebbero dal mantenimento di maiali adulti per questo scopo.

In un esperimento, una scimmia diabetica è sopravvissuta più di un anno solo grazie a delle isole pancreatiche suine.

Un possibile problema sorge per i pazienti che soffrono di diabete tipo 1, la loro risposta immunitaria potrebbe nel tempo distruggere le isole trapiantate (così come vengono distrutte prima le isole del paziente stesso). In questo caso sarebbe comunque possibile ripetere il trapianto regolarmente.

Altri ricercatori stanno approfondendo lo studio delle isole ‘incapsulate’. Le isole vengono inserite in una capsula che le difende dal sistema immunitario ed evita l’immuno-soppressione.

In ogni caso non si sa quanto a lungo queste isole possano sopravvivere (sebbene, come precedentemente accennato, qualora fosse necessario, è possibile ripetere il trapianto).

Nel test condotto in Nuova Zelanda si stanno appunto sperimentando isole incapsulate.

Un’altra interessante possibilità è il trapianto di cellule neuronali di origine suina. Nel mondo milioni di persone (8 milioni solo in USA) soffrono di malattie degenerative neurologiche, tra le quali il morbo di Parkinson è il più diffuso. Studi precedenti hanno dimostrato che il trapianto di cellule neuronali suine in primati non umani affetti da morbo di Parkinson ne ha migliorato sensibilmente la funzione motoria.

Per prevenire il rigetto, alcune scimmie hanno prima ricevuto cellule precursori neuronali umane e la terapia immunosoppressiva. Ciò ha provocato in alcuni animali un disturbo linfoproliferativo, che dimostra che i loro sistemi immunitari erano stati indeboliti eccessivamente.

Un altro studio sta analizzando la possibilità di effettuare trapianti di fegato e globuli rossi sempre di origine suina e anche il trapianto di cornea per tentare di colmare la drammatica insufficienza di donatori nei paesi in via di sviluppo.

I principali ostacoli allo xenotrapianto di organi suini, come cuore e reni, rimangono le microangiopatie trombotiche (MAT) e le coagulopatie sistemiche. I ricercatori stanno cercando delle soluzioni per incorporare anticoagulanti umani e geni antitrombotici nei maiali geneticamente modificati, e anche geni aggiuntivi per regolare la risposta infiammatoria umana. Il bisogno di medicinali immunosoppressori potrebbe così ridursi.

Inoltre potrebbero sorgere anche barriere fisiologiche al trapianto di organi solidi, ostacoli al momento sconosciuti per mancanza di successi di lungo termine.

La sicurezza non sembra essere un problema dal momento che è possibile disinfettare i suini e fino a oggi i loro retrovirus non costituiscono una minaccia per i pazienti umani. Per quanto riguarda gli organi, gli autori sostengono che altre tecniche hanno raggiunto uno stadio più avanzato, ma credono che lo xenotrapianto di un cuore suino sia preferibile a soluzioni meccaniche.

In conclusione gli autori: ‘Nonostante alcuni ostacoli, i risultati ottenuti dagli esperimenti di trapianto di isole pancreatiche, cellule neuronali e cornea di maiale sono incoraggianti. Con i nuovi maiali geneticamente modificati prossimamente sarà possibile migliorare i risultati, pensiamo che i test clinici saranno ultimati entro i prossimi due anni. Non si è verificato nessun problema di sicurezza che potrebbe proibire i test… Per quanto riguarda i tessuti e le cellule suine, contrariamente agli organi, sembrerebbe che lo xenotrapianto possa presto diventare realtà’.

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