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Hatzegopteryx, il più grande animale volante mai esistito

Hatzegopteryx faceva parte della famiglia degli Azhdarchidi, l'ultima stirpe di Pterosauri, ossia i rettili volanti “cugini” dei dinosauri, che comprendeva le specie di dimensioni più grandi

Scritto da Andrea Maraldi il 31.03.2014

Un paio di settimane fa abbiamo parlato di “nanismo insulare”, ossia di come nell’Europa preistorica, costellata di isolette i dinosauri per sopravvivere al meglio si siano “rimpiccioliti” col passare delle generazioni. L’Hatzegopteryx, che pure viveva in Europa circa 70 milioni di anni fa, si trovava nella situazioni diametralmente opposta: si tratta infatti del più grande animale volante attualmente conosciuto. Hatzegopteryx faceva parte della famiglia degli Azhdarchidi, l’ultima stirpe di Pterosauri, ossia i rettili volanti “cugini” dei dinosauri, ad aver fatto la sua comparsa e che comprendeva le specie di dimensioni più grandi: il più famoso membro di questa famiglia, ed uno di quelli più studiati, era l’americano Quetzalcoatlus, che aveva un’apertura alare che oscillava fra i 10 ed i 12 metri, ed una massa corporea totale doppia o tripla di quella di un essere umano di media corporatura.

L’Hatzegopteryx aveva un’apertura alare più o meno uguale, ma una corporatura notevolmente più massiccia, arrivando ad essere grosso pressapoco quanto una giraffa. I primi resti di questo pterosauro sono stati trovati in Romania, per la precisione ad Hatzeg, in Transilvania, che nel tardo Cretaceo era una delle tante isole che si trovavano dove ora ci sono l’Italia, la Grecia ed i balcani. La struttura ossea degli pterosauri era molto ricca di cavità e sacche d’aria per renderla più leggera e facilitare il volo, ma ciò sfortunatamente rende anche molto difficile che le loro ossa si fossilizzino: i resti di Hatzegopteryx purtroppo sono abbastanza frammentari, ma i paleontologi sono stati in grado di ricostruirne l’aspetto in modo verosimile anche confrontandone i resti con quelli di altri rettili volanti più completi.

 

Hatzegopteryx

Questo pterosauro era molto probabilmente uno dei predatori dominanti dell’Europa sud-orientale: essendo in grado di spostarsi da un’isola all’altra volando non aveva difficoltà a trovare grandi quantità di cibo anche in un ambiente difficile come quello in cui viveva, ragion per cui anziché diventare più piccolo come tanti altri animali insulari aveva finito per essere anche più grosso dei suoi analoghi che vivevano sulla terraferma. La sua massa corporea maggiore lo rendeva relativamente meno fragile della maggioranza dei suoi “cugini” e questo ha  portato alcuni scienziati ad ipotizzare che passasse molto tempo al suolo, e forse persino che cacciasse a terra, dove la sua taglia gli rendeva facile sopraffare, o perlomeno intimidire, i dinosauri nani che vivevano ad Hatzeg, e nelle altre isole probabilmente visitate da questa specie. Oltre che per ragioni legate alla caccia, gli ultimi pterosauri quali Hatzegopteryx erano enormi anche per via della competizioni con gli uccelli: questi ultimi infatti, più adattabili e migliori volatori attivi, già molto tempo prima della fine dell’era dei dinosauri avevano spinto all’estinzione le specie di pterosauri più piccole, perdendo la competizione per il cibo ed il territorio solo contro le varietà più gigantesche di rettili volanti.

Come tutti gli pterosauri di grandi dimensioni, Hatzegopteryx quasi certamente non volava in modo “attivo”, ossia sbattendo le ali tutto il tempo, ma si comportava più come un aliante o un aquilone vivente, sbattendo le ali solo per decollare e portarsi abbastanza in alto per lasciarsi trasportare delle correnti d’aria naturali: in questo modo era in grado di spostarsi per lunghe distanze, anche nell’ordine di centinaia di chilomentri, con un dispendio minimo di energie. Come tutti gli pterosauri era coperto da una fitta peluria che lo manteneva caldo quando si spostava in alta quota.

In un sacco di vecchi film e fumetti gli pterosauri vengono rappresentati come dotati di ali fatte nella stessa maniera dei pipistrelli: ossia con una struttura ad “ombrello”, con vari lembi di pelle tesi fra le lunghissime dita delle zampe anteriori. In realtà gli pterosauri erano dotati di un’unica membrana alare per lato, fatta di pelle e tessuti fibrosi leggeri e resistenti, che andava dall’ultimo dito della zampa anteriore, allungato a dismisura, fino a toccare la zampa posteriore.

Questa configurazione, simile come già detto a quella di un aquilone, rendeva gli pterosauri incredibilmente efficienti in aria, ma li costringeva a muoversi sulla terraferma “gattonando”, siccome zampe anteriori e posteriori erano “legate assieme” dalle membrane alari. Di recente sono anche state trovate piste di impronte di pterosauri giganti simili ad Hatzegopteryx che confemano questo loro modo di spostarsi al suolo.

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