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Parchi; di cosa si discute e chi ne discute

Scritto da Renzo Moschini il 18.12.2015

Il cosa è confuso e spesso fuorviante. Per alcuni i parchi vanno ridimensionati nel ruolo e quindi anche nella rappresentanza. Resi più accomodanti nella tutela e perciò meglio, ad esempio, senza rappresentanze scientifiche negli enti dove invece si possono inserire rappresentanze di categorie come gli agricoltori o i pescatori. Bene che non si occupino di paesaggio come invece prevedeva la  e meglio ancora se il piano come finora è accaduto in gran parte dei parchi nazionali non viene fatto. Così si è più liberi di fare come torna meglio senza condizionamenti normativi. In fondo le tanto invocate modifiche alla 394 in discussione al senato a questo mirano. Modifiche in sostanza non necessarie perché la legge è vecchia ma perché sono ‘vecchie’ le intenzioni.

E qui diventa interessante soffermarsi su   cosa si sta discutendo ma anche chi ne sta discutendo. Non il ministero che come la tenda di Nobile al Polo non riceve e non trasmette. Non Federparchi che a partire dal primo testo di D’Ali si è accodato al ministero non come una associazione di rappresentanza istituzionale – come l’ANCI e ieri l’UPI e l’Uncem – ma come un ufficio alle dipendenze ministeriali. Ecco perché il “chi” è molto importante. Nella nostra tradizione Federparchi è stata tra i protagonisti più attivi e preparati delle politiche di tutela del paese. E lo è stata al punto di misurarsi e anche scontrarsi con il ministro. Ho visto che qualcuno ha recentemente intervistato su “l’Unità” il vecchio ministro Ronchi.

Ebbene in preparazione della prima conferenza nazionale dei parchi federparchi contestò la sua impostazione che non prevedeva una presenza nostra cioè del  Coordinamento nazionale dei parchi regionale (che anticipò Federparchi) e lui chiese addirittura provvedimento disciplinari nei miei confronti da parte del Presidente perché l’avevo criticato su “Il Sole 24 Ore” e anche per avere contestato la sua interpretazione di comodo della legge 394 sulle aree protette marine e in particolare su Portofino. Certo roba d’altri tempi che però siano Ronchi e ora anche Pecoraro Scanio a tornare alla ribalta con Parigi è singolare tanto più che nessuno dei due accenna neppure di striscio ai parchi perché tutto finisce nel calderone della green economy.

Ecco perché il chi è importante come il cosa. Possibile che a nessuno venga in mente di intervistare o far scrivere qualche presidente di parco visto che ce ne sono anche di premiati con riconoscimenti internazionali? Possibile che non ci sia un assessore regionale da coinvolgere. Come Gruppo di San Rossore stiamo pubblicando libri e prendendo iniziative pubbliche su questi tempi e come chiunque può verificare trovare oltre a prestigiosi esperti ex presidenti e direttori di parchi ma anche nuovi presidenti e direttori.

Anche per questo stiamo cercando d’intesa con il parco di contribuire al rilancio del Centro Studi Valerio Giacomini finito in frigo in un momento come questo.

Il che naturalmente non significa che chi finora ha dormito debba e possa continuare a farlo.

Renzo Moschini

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