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Grandi somiglianze nell’arte dell’ improvvisazione ieri e oggi

Scritto da Federica di Leonardo il 02.11.2010

Musica anticaLe moderne incisioni di musica jazz hanno molto di più in comune con i vecchi manoscritti del diciassettesimo secolo rispetto a quello che si credeva. Una tesi dell’Università di Gothenburg, Svezia, mostra che molti di questi manoscritti erano usati dagli organisti del tempo nello stesso modo nel quale i musicisti del nostro tempo usano i CD , cioè come un modo per imparare come altri musicisti suonano.

La tesi, scritta da Karin Nelson, docente del Dipartimento di Scienze Culturali, guarda alla notazione musicale durante un periodo in cui gli organisti erano conosciuti per l’improvvisazione.

“Nella mia tesi guardo a come nel 17° secolo gli organisti del nord della Germania imparavano a improvvisare, e confronto questo metodo con l’approccio usato oggi dai musicisti che improvvisano e che con i quali sono stata in contatto”, dice.

Lo studio rivela un numero di somiglianza, ma anche di differenze fra allora e adesso.

“Ciò che è uguale è il modo di relazionarsi con e imitare gli altri musicisti che suonano, l’uso della memoria, la trasposizione e le differenti figure musicali. Una differenza che ho notato è che cantare era una parte importante del processo di apprendimento per improvvisare nel 17° secolo, cosa che non succede con la stessa ampiezza oggi.”

La tesi fornisce esempi da diversi compositori, inclusi Bach, Beethoven e Liszt, laddove era evidente che questi partivano spesso da una composizione esistente quando improvvisavano.

In connessione con la dimostrazione della sua tesi, Karin Nelson adotterà lo stesso approccio in un concerto nella chiesa di Vasakyrkan nel centro di Gothenburg. Partendo da composizioni esistenti, incuso il preludio in re minore di Bach, Spain di Chick Corea e uno dei frammenti di Schoenberg, si muoverà gradualmente dalla musica scritta e farà la sua improvvisazione musicale.

“Questo è un esempio di un modo storico di suonare”, dice.

Come parte della tesi, Nelson ha anche analizzato la struttura del Magnificat di Heinrich Scheidemann opera del 17° secolo, che consiste in 33 versi basati su otto differenti melodie gregoriane. Una conclusione tratta è che queste strutture erano originariamente intese come una aiuto didattico nel processo per imparare l’improvvisazione.

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