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Ricerca sull’energia necessaria per rilanciare l’economia nazionale

L’efficienza energetica avrebbe un impatto pari al 2% del PIL, emissioni comprese tra 50 e 72 milioni di tonnellate l’anno e una riduzione delle importazioni di energia variabile tra il 12% e il 18%

Scritto da Micaela Conterio il 09.12.2013

«Conoscere a fondo i meccanismi che regolano il sistema della ricerca energetica in Italia è fondamentale per la pianificazione di politiche energetiche di lungo periodo, che in linea con le direttive europee, si pongano l’obiettivo di rilanciare gli investimenti nel settore della produzione di energia con tecnologie innovative che permettano di ridurre le emissioni di CO2». A parlare è Giovanni Lelli, Commissario dell’ENEA, in apertura del convegno La ricerca energetica in Italia: nodi e prospettive, svoltosi oggi a Roma, organizzato dall’ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile e dall’AIEE, Associazione Italiana degli Economisti dell’Energia.

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L’incontro ha fornito l’occasione per mettere a fuoco le maggiori criticità della ricerca energetica in Italia, che, se affrontate adeguatamente, potrebbero schiudere nuove prospettive economiche e occupazionali, concorrendo quindi a uscire dalla crisi. Ciò che è maggiormente emerso è l’impegno profuso da entrambi gli organismi nel supporto alla definizione della ricerca energetica e dell’innovazione per la produzione energetica.

«L’Italia – ha continuato Lelli – è tradizionalmente uno dei Paesi più dinamici nel campo della ricerca energetica, ma il trasferimento dei risultati di tali attività al sistema produttivo viene ostacolato dalla propensione a considerare la ricerca come scollegata rispetto allo sviluppo industriale. Si tratta di una tendenza che ritarda lo sviluppo del sistema dell’innovazione italiano, anche in campo energetico, e che viene evidenziata dalla scarsa propensione delle imprese a investire in progetti innovativi, già accentuata dalla crisi economica. Solo il rafforzamento del sistema della ricerca e la sua armonizzazione con il tessuto industriale possono consentire alla green economy di affermarsi in Italia, anche grazie agli strumenti operativi e legislativi della Strategia Energetica Nazionale».

Per accrescere la competitività dell’industria nazionale, è necessaria una strategia energetica orientata sempre più all’efficienza e allo sviluppo tecnologico e adeguata agli aspetti del territorio, dalla conformazione, al clima, alle produzioni e alla cultura.

Di questo stesso avviso è Enel spa, tra i partecipanti alla tavola rotonda, che ha recentemente realizzato il rapporto Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia, in collaborazione con il Politecnico di Milano. Secondo il rapporto, infatti, le politiche di efficienza energetica avrebbero un impatto molto positivo sull’economia nazionale per un valore pari al 2% del PIL, con un analogo incremento dell’occupazione. Consentendo, quindi, alle piccole e medie imprese e alla nostra industria manifatturiera di recuperare competitività. Senza trascurare il fatto che si avrebbero minori emissioni comprese tra 50 e 72 milioni di tonnellate l’anno e una riduzione delle importazioni di energia variabile tra il 12% e il 18%.

Tutto ciò è realizzabile chiaramente solo in presenza di una volontà politica forte e condivisa, orientata a rimuovere gli ostacoli normativi, finanziari e informativi per il potenziamento di tecnologie e sistemi più efficienti. In sostanza: meno vincoli tariffari, processi autorizzativi più semplici e una filiera nazionale di settore forte.

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