Il naufragio del Giglio ha riproposto drammaticamente l’irrisolto problema della navigazione che significa in soldoni una diversa e adeguata gestione del mare e della costa.
Per questo si susseguono in questi giorni oltre alle denunce le proposte, le richieste allo stato, alle regioni, agli enti locali perché da ora in avanti e specialmente nelle aree di maggior pregio, ma anche a maggior rischio, come appunto nel Santuario dei Cetacei, le cose cambino.
Il naufragio ha portato alla luce non solo viltà, ma anche un quadro in cui i rischi non erano così invisibili;ed in particolare la sconcertante realtà e cioè che i grandi parchi e aree protette che devono vedersela con rotte a rischio e non solo di naufragi, ma di sversamenti di veleni e altro ancora di fatto contano quanto il due di briscola.
Il ministero infatti i parchi, specialmente marini, li tiene alla cavezza e al senato si è ripresa la discussione di un testo che prevede di tagliar fuori del tutto le regioni dalla partita. Un tempismo ammirevole e un senso della realtà che impressiona.
Resta al momento solo la speranza che il ministro Clini che con i parchi ha sicuramente maggiore dimestichezza di chi l’ha preceduto, corra ai ripari a cominciare dal Santuario dei Cetacei dove è buio pesto. Se al Senato se ne fossero dimenticati –come sembra- del santuario fanno parte anche tre regioni Liguria, Toscana e Sardegna che guarda caso hanno anche la pretesa di volersene occupare.
Renzo Moschini