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Riforma legge sui parchi, associazioni ambientaliste:
“Interessi particolari contro interesse pubblico”

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 12.09.2013

E’ stata approvata ieri la dichiarazione d’urgenza per l’approvazione della modifica alla legge quadro sui parchi, la 394/91. il disegno contiene proposte di modifica alle quali sono contrarie la maggior parte delle associazioni ambientaliste italiane, con l’esclusione di Legambiente, che si è detta invece favorevole. AIDAP, l’associazione dei direttori dei parchi, ha dato la propria disponibilità a sedere ad un tavolo di lavoro con Federparchi, anch’essa favorevole alla riforma, presentata dal Senatore D’Alì, per il quale a giugno scorso è sono stati chiesti 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Riportiamo integralmente il comunicato delle associazioni CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia che parlano di interessi particolari che si contrappongono alal conservazione della natura.

Parco Nazionale dello Stelvio

Il disegno di legge che il Senato vuole approvare con urgenza allontana i parchi italiani dalla conservazione della natura. La somma d’interessi particolari non corrisponde mai all’interesse pubblico generale. Si allarga il fronte delle Associazioni ambientaliste storiche contrarie a questa riforma della Legge 394/1991.

La dichiarazione d’urgenza approvata ieri dal Senato per l’approvazione del disegno di legge n.119 sulla riforma della Legge quadro sulle aree naturali protette (legge n. 394/1991) conferma purtroppo il prevalere degli interessi particolari e privati nella gestione del patrimonio naturale e culturale del Paese. Il disegno di legge presentato dal Senatore D’Alì soddisfa senz’altro gli interessi di cacciatori e cavatori e quanti altri interpretano i parchi essenzialmente come ostacolo ai propri particolari interessi e considerano le norme di tutela solo un vincolo all’utilizzo delle risorse naturali. Purtroppo la somma degli interessi particolari, anche degli agricoltori, non corrisponde mai all’interesse pubblico generale del Paese.

Le maggiori Associazioni ambientaliste criticano la decisione del Senato di procedere con urgenza all’esame del disegno di legge presentato dal Senatore D’Alì, che ripropone integralmente il testo raffazzonato e improvvisato approvato dalla Commissione Ambiente del Senato al termine della scorsa legislatura.

Con questo voto il ddl n.119 diventa purtroppo il testo di riferimento per la riforma della legge quadro sulle aree naturali protette, la Legge n.394 del 1991. Si allontana così la possibilità di un sereno confronto sulla riforma della legge esasperando ulteriormente il conflitto tra Associazioni ambientaliste e chi caparbiamente continua a sostenere e difendere i contenuti della riforma proposta dal Senatore D’Alì. Una riforma che allontana i parchi dalla loro missione prevalente: la conservazione della natura.

Con l’adesione del CTS si allarga nel frattempo il fronte delle Associazioni ambientaliste che criticano i contenuti, le modalità ed i tempi di questa riforma della legge sui parchi. CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia considerano infatti grave procedere alla modifica della normativa di riferimento per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette nel nostro paese senza una adeguata analisi e riflessione sullo stato di applicazione della legge quadro ed una attenta valutazione sulla gestione attuale dei parchi.

Le otto Associazioni chiedono al Parlamento l’avvio di un ampio confronto con tutte le parti interessate sul rilancio del ruolo dei parchi e delle riserve naturali per garantire una efficace conservazione del patrimonio naturale del Paese e si adopereranno già dai prossimi giorni per presentare e far comprendere a senatori e deputati le ragioni del loro dissenso sui contenuti del disegno di legge D’Alì.

PERCHE’ SIAMO CONTRARI A QUESTA RIFORMA DELLA LEGGE QUADRO SULLE AREE NATURALI PROTETTE:

Le maggiori Associazioni ambientaliste non condividono le proposte di riforma della Legge 394/1991 presenti nel disegno di legge n.119 del Senatore D’Alì per almeno 4 motivi:

1. perché verrebbero rivisti gli equilibri, in modo evidente e comprensibile anche per i non addetti ai lavori, tra coloro che rappresentano negli enti di gestione interessi nazionali generali e chi rappresenta interessi particolari e privati. Nessuno intende contrapporre i legittimi interessi delle comunità locali alle esigenze di tutela della natura ma è quanto mai opportuno nel nostro Paese assicurare il rispetto di quella gerarchia di valori ribadita in più occasioni dalla Corte Costituzionale per la quale la tutela dell’ambiente dovrebbe prevalere sempre su qualunque interesse economico privato.

2. è piena d’insidie la distinzione artificiosa che si vorrebbe introdurre tra attività venatoria e controllo della fauna selvatica, pur con la supervisione dell’ISPRA, l’Istituto di ricerca del Ministero dell’Ambiente. Si prevede di fatto un diretto coinvolgimento dei cacciatori nella gestione della fauna all’interno delle aree naturali protette. La normativa attuale già consente interventi da parte degli Enti Parco per la gestione dei problemi che alcune specie, essenzialmente il cinghiale, possono determinare se presenti in sovrannumero. La riforma prevista rischia di aprire le porte alla caccia nei parchi per interessi lontani dalla conservazione della biodiversità nel nostro paese.

3. manca inoltre, come indispensabile premessa ad ogni ipotesi di riforma della Legge attuale, una seria analisi dei problemi nella gestione dei parchi in relazione al ruolo centrale che dovrebbero svolgere per la tutela della natura. Risale infatti al 2002, cioè alla seconda Conferenza nazionale sulle aree naturali protette di Torino, l’ultima occasione di ampio confronto e dibattito sul nostro sistema nazionale di parchi e riserve naturali.

4. c’è infine da rilevare che in assenza di una seria valutazione sullo stato delle nostre aree naturali protette le proposte di riforma della Legge entrano esclusivamente nel merito delle rappresentanze negli Enti di gestione, delle procedure di nomina di Presidenti e Direttori, di possibili meccanismi di finanziamento attraverso royalty che rischiano di determinare pesanti condizionamenti nella gestione delle risorse naturali dei territori protetti e nella gestione della fauna attraverso un discutibile quanto inopportuno coinvolgimento del mondo venatorio.

Per questi motivi le otto Associazioni ambientaliste rilanciano l’allarme sul destino dei parchi italiani ed auspicano una opportuna ampia riflessione prima di riavviare il processo di riforma della Legge quadro 394/91, nei tempi e modi opportuni, con l’avvio di un serio ed approfondito confronto sul futuro dei parchi con il solo obiettivo di assicurare una loro gestione più efficace per la conservazione del nostro patrimonio naturale.

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  • a.russol scrive:

    Finalmente siamo
    arrivati al fondo del barile, con questa operazione architettata e
    gestita da Realacci supportata da Ferrante e della Seta e portata a termine
    trasversalmente dall’amico di centrodestra D’Alì,( padrone assoluto della
    Area marina delle Egadi). Si porta a termine il percorso di appropriazione
    di Legambiente dell’intero sistema delle aree protette italiane. Gli
    obiettivi dei dirigenti Legambientini sono sostanzialmente quattro:

    1-riempire i parchi di energia rinnovabile completando lo scempio
    paesaggistico ed economico che legambiente ha già compiuto nelle zone non tutelate (con le sue azioni di sostegno e di partecipazione diretta) con il fotovoltaico e con
    l’eolico industriale e con i relativi incentivi..

    2-gestire totalmente le nomine e gli incarichi nei parchi, nelle AMP e
    nelle areeprotette.

    3-avere la certezza come Legambiente di drenare dai parchi una maggiore
    quantità di risorse ed incarichi escludendo di fatto tutta la concorrenza

    4-accontentare l’arci-caccia da sempre fedele sostenitrice di Realacci.

    Mi chiedo se adesso il WWF e tutte le altre associazioni capiranno che

    l’atteggiamento rassegnato e spesso connivente verso una Legambiente sempre più

    in affari e faziosa li porterà a sicura scomparsa, Vedasi la fine che stanno

    facendo i “verdi” oramai inglobati e silenti insieme ai trombati Leoni ,Granata
    e Fassoni in Green Italia (lo speudo partito di Legambiente).

    Adesso inizierà il valzer dei favorevoli e contrari, chi appoggerà l’iniziativa?
    Legambiente, Green -Italia, federparchi, Gli ecodem del PD, Symbola kyoto club,
    Azzero co2, Ambiente Italia.

    I favorevoli alla nuova legge sui parchi sembrano tanti …….in realtà tutte
    queste sigle sono emanazione sempre di Legambiente e gestite da propri
    dirigenti nazionali. Per mezzo di queste società derivate Legambiente con
    una micidiale operazione di comunicazione e di lobby amplifica le proprie posizioni condizionando politici e cittadini che poco conoscono il mondo dei parchi.

    Alla fine che ognuno si tenga quello che merita anche i cittadini italiani
    che credono ancora che le grandi associazioni ambientaliste siano cosa buona e
    giusta e non multinazionali dirette da gente incompetente ma assetata di potere
    e di quattrini.