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Brasile, politiche forti contro il fumo hanno già salvato 400.000 vite

Il Brasile, pioniere tra i paesi a reddito medio-basso, ha introdotto la sua prima tassa sul tabacco nel 1990 mentre nel 1996 ha reso obbligatori i messaggi anti fumo sui pacchetti di sigarette

Scritto da Nadia Fusar Poli il 08.11.2012

 L’aumento dei prezzi delle sigarette, le leggi antifumo, le restrizioni alla commercializzazione e una serie di altre misure restrittive: fa tutto parte  di una rigorosa politica anti-tabacco messa in campo dal Brasile ed i cui effetti sono già visibili. Si parla infatti di una riduzione del 50 per cento della diffusione del fumo tra il 1989 e il 2010 e di circa 420.000 vite salvate nello stesso arco di tempo. Questi sono i risultati di un nuovo studio pubblicato su PLoS Medicine da un gruppo di ricercatori del Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center  e dal Brasilian National Cancer Institute. Secondo i ricercatori le politiche del paese latino-americano potrebbero salvare fino a 7 milioni di vite entro il 2050.

Il tabacco uccide più di 5 milioni di fumatori ogni anno nel mondo, afferma David Levy, professore di oncologia presso la Georgetown Lombardi, e oltre mezzo milione è il  numero di coloro che muore ogni anno a causa del fumo passivo. Il Brasile, pioniere  tra i paesi a reddito medio-basso nel fornire un sostegno alle misure di controllo attraverso leggi e iniziative specifiche, ha introdotto la sua prima tassa sul tabacco  nel 1990 mentre nel 1996 ha reso obbligatori i messaggi anti fumo sui pacchetti di sigarette. Per determinare l’impatto di tali misure  – molte delle quali ulteriormente rafforzate negli ultimi anni  – sulla diffusione del fumo e le morti ad esso riconducibili, i ricercatori hanno sviluppato il  Brasil SimSmoke Simulation Model, un modello attraverso il quale è stato possibile rilevare i significativi, quanto confortanti, frutti di tali politiche.

Diversa l’incidenza: nel periodo preso in esame (compreso tra il 1989 e il  2010) la complessiva riduzione del fumo è stata determinata per il 14% dall’aumento dei prezzi, per il 14 per cento da leggi antifumo, per un altro 14 per cento da restrizioni di commercializzazione,  per il 10 per cento da programmi di trattamento per smettere di fumare , per l’8 per cento da avvertenze sui rischi e i danni alla salute, e per il 6 per cento da campagne contro il fumo condotte attraverso i media. Levy ha sviluppato modelli simili per 30 nazioni diverse, sostenendo che un fattore distintivo delle politiche del tabacco adottate in Brasile sia stato l’utilizzo massiccio di avvertenze sanitarie sui pacchetti di sigarette. 

Mentre negli Stati Uniti, in particolare in stati come la California, l’attuazione di politiche forti ha drasticamente ridotto la diffusione del fumo, in nessuno caso il successo è stato equiparabile a quello visto in Brasile in un così breve periodo di tempo. “Tutti sanno che il fumo esige un tributo devastante che porta a morte prematura e a sofferenza, ma convincere la gente ad abbandonare l’abitudine o fare prevenzione si è dimostrato impegnativo”, afferma Levy. “Le forti politiche di controllo del Brasile dovrebbe essere una lezione per tutti noi. Se vogliamo attuare politiche negli Stati Uniti, che abbiano un impatto duraturo, abbiamo bisogno della volontà politica e del sostegno della Corte” – la Corte d’Appello del Distretto di Columbia ha respinto un mandato del governo che imponeva l’impiego di nove avvertenze sanitarie specifiche sui pacchetti di sigarette .

Levy ha condotto la sua ricerca in collaborazione con due scienziati del National Cancer Institute brasiliano tra cui Liz Maria de Almeida, Ph.D., e André Szklo, Ph.D. Il lavoro in questo studio è supportato da contratti con il Tobacco Control Research Branch del National Cancer Institute e da Philanthropies Bloomberg. Gli autori non hanno interessi finanziari personali relativi allo studio.

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