Un’epidemia senza precedenti, quella che sta flagellando l’Africa occidentale e che minaccia di espandersi ai paesi vicini, senza escludere, per ora con scarsa probabilità, altri paesi.
Secondo la direttrice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità le forze schierate in campo ad oggi sono inadeguate. Chan, insieme con i presidenti dei paesi in cui è presente l’epidemia, hanno varato un piano di emergenza.
“Il livello della epidemia di Ebola, e la minaccia persistente che pone, richiede che l’OMS e Guinea, Liberia e Sierra Leone diano risposta ad nuovo livello, e ciò richiederà maggiori risorse, competenze mediche nel paese, preparazione e coordinamento regionale” ha spiegato Chan. “I paesi hanno identificato di che cosa hanno bisogno, e l’OMS si sta rivolgendo alla comunità internazionale affinchè il piano di risposta possa andare avanti.”
C’è bisogno di centinaia di persone specializzate per fronteggiare quella che potrebbe trasformarsi in una catastrofe globale. Sono necessari centinaia di operatori umanitari internazionali, oltre a quelli che sono già sul campo. Ma quello di cui c’è urgentemente bisogno sono medici clinici e infermieri, epidemiologi, esperti di logistica e gestori di dati. Inoltre le nazioni confinanti devono rafforzare le proprio misure di prevenzione e così deve succedere anche a livello globale.
Nel frattempo è stato reso noto che i due operatori statunitensi contagiati saranno rimpatriati perchè possano essere curati presso l’ospedale della Emory University, secondo quanto riporta CNN.
Si intensificano anche gli sforzi perchè al più presto venga messo a punto il vaccino. La ricerca su questo si era arenata a causa di mancanza di fondi. Attualmente la sperimentazione è stata condotta sui macachi, ma si sta spingendo negli Stati Uniti affinchè la sperimentazione sugli umani possa partire il prima possibile, già a settembre prossimo. I primi risultati potrebbero arrivare già il prossimo anno, hanno fatto sapere dai Centers for Diseases Control.
Gli esperti della SIMIT ricordano che è imporbabile che l’infezione si propaghi nel nostro Paese e ribadiscono che:
– i focolai di infezione si generano attraverso la trasmissione del virus da parte di un animale ospite in aree prossime alla foresta, lontane da aree metropolitane e dagli aeroporti internazionali;
– la malattia si manifesta nella maggioranza dei casi con gravi sintomi che obbligano il malato al letto e ne impediscono gli spostamenti. Tenuto conto anche della relativa brevità dell’incubazione (circa 7 giorni), l’ipotesi che l’infezione possa giungere via mare con persone che, partite dalle zone interessate dall’epidemia, abbiano attraversato il nord Africa via terra per poi imbarcarsi verso l’Europa è destituita di fondamento;
– l’unica via attraverso la quale una persona portatrice dell’infezione potrebbe teoricamente raggiungere l’Europa è un volo diretto da uno dei paesi colpiti: questa possibilità è tuttavia limitata da quanto già osservato in merito alla lontananza tra il punto di insorgenza dei focolai epidemici, le vie di comunicazione internazionali, terrestri ed aeree e gli aeroporti intercontinentali, la sorveglianza sui quali è stata intensificata nei paesi colpiti dall’epidemia.