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Mappata l’area del cervello che sente i suoni

Ricercatori statunitensi hanno mappato il cervello dei topi, riuscendo a produrre contemporaneamente sia una mappa dettagliata che una generale della zona che si attiva

Scritto da Elisa Corbi il 01.08.2014

I ricercatori della Johns Hopkins University hanno mappato, grazie ad una nuova tecnica di imaging, la parte del cervello di modelli murini che si attiva quando questi animali sentono un suono. I risultati potranno essere utilizzati nel trattamento di disturbi uditivi e sono stati pubblicati sulla rivista Neuron.

Neuroni_nel cervello_dei_topi

Finora i ricercatori avevano condotto questo tipo di ricerche analizzando piccolissime zone e sembrava che la risposta ai suoni fosse organizzata per bande specifiche. Ma recentemente una tecnica chiamata microscopia a due fotoni, aveva permesso agli scienziati di concentrarsi su piccole parti di cervello nei topi, osservandone l’attività in dettaglio. Questo nuovo approccio aveva suggerito che la disposizione in bande organizzate dei neuroni poteva essere un’illusione.

Per avere un quadro più preciso, John Issa, studente laureato nel laboratorio del prof. David Yue della Johns Hopkins University School of Medicine, ha utilizzato un topo geneticamente modificato per produrre una molecola che diventa verde in presenza di calcio. Dal momento che i livelli di calcio aumentano nei neuroni quando diventano attivi, i neuroni nella corteccia uditiva hanno emesso bagliori verdi quando attivati ​​da vari suoni. Issa ha utilizzato un microscopio a due fotoni per scrutare il cervello di topi vivi mentre ascoltavano suoni e ha osservato che i neuroni accesi in risposta costruivano una mappa globale della corteccia uditiva. “Con questi topi, siamo stati in grado sia di monitorare l’attività delle singole popolazioni di neuroni sia di vedere come si inseriscono in un quadro organizzativo più grande,” dice il ricercatore.

La nuova piattaforma di imaging ha rivelato rapidamente le proprietà più sofisticate della corteccia uditiva relative alla comunicazione dei topi. “Capire come è organizzata la rappresentazione sonora nel cervello è in definitiva molto importante per un migliore trattamento dei deficit uditivi”, dice Yue. “Speriamo che esperimenti come questo possano fornire una base per capire come i nostri cervelli elaborano il linguaggio e aiutare quindi le persone con impianti cocleari a sentire meglio.”

Yue osserva che lo stesso approccio potrebbe essere utilizzato per comprendere come altre parti del cervello reagiscono agli stimoli esterni, ad esempio la corteccia visiva e le parti del cervello responsabili dell’elaborazione di stimoli per gli arti.

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