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Scienziati scoprono una fabbrica cosmica di mattoni della vita

Scritto da Leonardo Debbia il 17.09.2013

Secondo una ricerca pubblicata su Nature Geoscience, alcuni scienziati del Regno Unito hanno scoperto una ‘fabbrica cosmica’ di amminoacidi, i cosiddetti ‘mattoni della vita’.

Il team, composto da studiosi dell’Imperial College di Londra, dell’Università di Kent e del Livermore National Laboratory hanno scoperto che allorché i nuclei ghiacciati delle comete vengono in collisione con un pianeta, possono prodursi amminoacidi. Lo stesso risultato può aversi anche quando lo scontro avvenga tra un meteorite  roccioso e un pianeta che abbia una superficie ghiacciata.

I ricercatori ritengono che questo processo fornisca un’altra tessera del puzzle sull’origine della vita sulla Terra, in quel periodo compreso tra 4,5 e 3,8 miliardi di anni fa, quando il nostro pianeta subì un vero e proprio bombardamento di comete e meteoriti 

 Cometa_vita 

La dottoressa Zita Martins, dell’Imperial College di Londra, co-autrice della ricerca, afferma: “Il nostro lavoro mette in evidenza che gli elementi di base della vita possono trovarsi in qualsiasi parte del Sistema solare, e forse anche oltre. E’essenziale, tuttavia, che sussistano le condizioni giuste perché la vita possa svilupparsi”.

Il dr Mark Price, dell’Università di Kent, aggiunge: “Questo processo mostra un meccanismo molto semplice, per mezzo del quale si passa da un mix di molecole semplici, come l’acqua e l’anidride carbonica, ad una molecola più complessa, come quella di un amminoacido. E’ il primo passo verso la vita. Il passo successivo è capire come si passa da un amminoacido a molecole più complesse, come le proteine”.

Senza addentrarci troppo nel campo delicatissimo e complesso della biochimica, ricordiamo soltanto che gli amminoacidi, sotto il profilo strettamente chimico, sono molecole organiche che contengono il gruppo funzionale della ammine (-NH2) e il gruppo carbossilico (-COOH).

Secondo i ricercatori, l’abbondanza di ghiaccio sulle superfici di Encelado ed Europa, le lune rispettivamente appartenenti a Saturno e a Giove, potrebbe essere un ambiente ideale per la produzione di amminoacidi, allorché i meteoriti si schiantano sulle loro superfici. 

Si comprende quindi come la ricerca appena svolta sottolinei ulteriormente l’importanza di future missioni spaziali su questi satelliti alla ricerca di segni di vita.

Gli studiosi hanno scoperto che quando una cometa colpisce la superficie di un corpo celeste si origina un’onda d’urto, il cui calore potrebbe trasformare le molecole esistenti e generare quelle che compongono gli amminoacidi. 

Questa scoperta è stata verificata con la simulazione dell’impatto di una cometa, sparando proiettili ad elevata velocità con una strumentazione particolare, una sorta di ‘pistola’ che si trova presso l’Università di Kent. 

E’ stato utilizzato gas compresso per spingere proiettili a velocità fino a 7,15 chilometri al secondo contro obiettivi formati da miscele di ghiaccio di composizione simile a quella dei nuclei delle comete. 

Il conseguente impatto ha originato amminoacidi come la glicina, la D-alanina e la L-alanina.

Per dovere di cronaca diciamo che molecole di glicina nello spazio furono individuate nel 2002 da scienziati dell’Università di Taiwan e allora attribuite all’azione della luce ultravioletta su ghiaccio d’acqua contenente semplici molecole organiche di metano o ammoniaca. 

Anche se questi amminoacidi, da soli, non danno la certezza dell’esistenza di vita extraterrestre, tuttavia ne rendono certamente più probabile la possibilità.  

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  • Raimondo D. Parma scrive:

    L’ origine della vita sulla terra

    Tutte le
    Religioni hanno sempre attribuito all’ uomo un’ origine “privilegiata”: nessuna
    ha mai preso in considerazione l’ ipotesi che gli umani potessero essere dei
    semplici manufatti costruiti con materiali poco pregiati e molto diffusi in
    natura.

    Delle macchine
    che rispondono agli stessi criteri e
    principi di funzionamento dei meccanismi da noi stessi costruiti.

    Solo l’ avvento
    dell’ elettronica e dell’ informatica ci hanno consentito di intravvedere che già
    stiamo costruendo degli automi che potenzialmente, e a tendere, possono
    diventare la replica di noi stessi.

    Le logiche di
    comando e controllo degli automi che
    costruiamo: segnali elettrici in bassissima tensione, non sono dissimili
    da quanto avviene nel corpo umano. Unica differenza sostanziale sono le
    tensioni e le correnti in giuoco.

    Il ruolo del
    cervello può essere assimilato a quello della CPU, gli atri organi hanno la
    funzione delle periferiche.

    Il problema si
    riconduce solo alla miniaturizzazione che nel corpo umano è più avanzata
    rispetto a quanto si riscontra nelle macchine ma è solo una questione di
    tecnologia adottata.

    L’ unica
    differenza sostanziale è la possibilità di riprodursi ma anche questo problema
    sembra già essere in via di soluzione; stiamo intravvedendo la possibilità si
    costruire strutture auto replicanti: esattamente come noi.

    Come è fatto il programma che ci
    governa

    Il software che
    ci fa funzionare è composto da una parte, residente in una memoria fissa, preposta
    alla gestione degli istinti primari e delle funzioni vitali Questa è già pre caricata,
    almeno in parte, alla nascita e presumibilmente non si modifica durante la vita.
    Resta da capire come apprendiamo le modalità di invecchiamento: sono insite già
    alla nascita oppure ci vengono trasmesse cammin facendo? In questo caso dove
    sono i trasmettitori? Siamo in grado di modificarci il software di base l’uno
    con l’ altro?

    L’ altra parte,
    quello che riusciamo a imparare e memorizzare, sembra indipendente dalla prima
    e di molto minore importanza.

    Il suo studio
    potrebbe, però, essere di aiuto per capire le modalità di immagazzinamento dei
    dati.

    La religione cristiana

    L’ ipotesi che
    gli esseri umani siano semplicemente degli automi non contrasta minimamente con
    quanto sostenuta dalla Bibbia.

    Secondo questa
    all’ origine di tutto c’ è un Dio Creatore: che Questo abbia creato degli
    esseri divini o delle semplici macchine non cambia la sostanza, è solo una
    questione filosofica ma non tecnica.

    La vita eterna,
    la rinascita dopo la morte, è assolutamente vera se si considera come unitaria
    la moltitudine delle macchine e non la singola unità.

    In effetti, sin
    dalla nostra fabbricazione nella notte dei tempi, la vita si è sempre
    trasmessa, senza soluzione di continuità. Se prima di autodistruggerci saremo
    in grado di costruire delle macchine a nostra immagine e somiglianza la così
    detta vita sarà in grado di riprodursi potenzialmente all’ infinito in ambienti
    o mondi anche molto diversi dal nostro.

    Cosa succede dopo la morte

    Cosa accada dopo
    la morte è un mistero.

    La parte hardware
    sicuramente si decompone e contribuisce a fornire il materiale per le altre
    macchine esattamente come accadrà, in qualche decennio, per i manufatti umani.

    La parte software
    potrebbe invece essere trasmessa: chissà come, chissà dove e soprattutto a chi
    e perché.

    Impatto sulla medicina.

    Le conseguenze
    pratiche, più importanti di questa teoria, sono ovviamente sulla medicina.

    Se siamo delle
    macchine elettroniche siamo ovviamente costituiti da un hardware e da un
    software.

    La maggior parte
    dei nostri malfunzionamenti (malattie) sono dovuti semplicemente a bachi nel
    nostro software.

    Rare e
    principalmente di origine traumatica le rotture hardware: in primis le
    fratture.

    Le cure sinora
    impartite sono tutte inconsapevolmente tese a curare malfunzionamenti del programma
    che ci governa con interventi sulla “carne”: la chirurgia asporta pezzi di
    hardware per rimediare a un programma di calcolo imperfetto. Le conseguenze
    sono evidenti: mutilazioni permanenti e irreversibili.

    I farmaci puntano
    anch’ essi a modificare la chimica del corpo , e quindi l’ hardware.

    I trapianti
    cambiano dei pezzi mal tollerati dal nostro corpo perché le condizioni al
    contorno del software non combaciano perfettamente.

    Non abbiamo
    nessun mezzo a disposizione per modificare il software sbagliato perché non lo
    abbiamo mai cercato.

    E’ ragionevole
    credere che accanto alla medicina convenzionale dovrebbe crescere una nuova
    branca di ricerca tesa a capire dove risieda il software, quale linguaggio sia
    stato usato per scriverlo e sopra tutto come modificarlo.

    Dove sono
    immagazzinati i programmi? Quali parti del corpo funzionano come ROM e come
    RAM?

    Le ricerche in
    corso sui geni, il DNA, la clonazione,
    etc.. non hanno futuro: non cercano le sequenze di numeri e i segnali necessariamente,
    elettrici con un approcciato informatico elettronico.

    Continuiamo a
    lavorare sull’ hardware ignorando la parte decisiva: il software.

    Influsso sulla morale

    Il fatto di
    essere consapevoli di essere stati fabbricati per essere delle macchine non ha
    alcun impatto negativo sulla morale.

    Invece di essere
    stati creati da Dio oppure esserci evoluti a partire da forme di vita più
    semplici siamo, semplicemente, stati costruiti e programmati da una civiltà
    avanzata che per i nostri scopi pratici può essere confusa con un Dio.