Il Tribunale di Marsala ha accolto il ricorso degli Spedali di Brescia contro una sentenza che ordinava la somministrazione delle staminali preparate con il metodo Stamina di Davide Vannoni ad un bambino malato di Sma, l’atrofia muscolare spinale.
La famiglia di Gioele aveva ottenuto un’ordinanza per la somministrazione delle staminali accendendo di nuovo la speranza in tutti coloro che hanno dovuto sospendere i trattamenti dopo che i medici degli Spedali di Brescia si sono rifiutati di praticare le iniezioni fino al pronunciamento del secondo comitato scientifico nominato dal ministro Lorenzin.
Dopo al sentenza di Marsala molte famiglie si sono presentate agli Spedali, ma non hanno ottenuto lo sblocco delle infusioni.
Adesso il Tribunale di Marsala ha accolto il ricorso degli stessi Spedali di fatto negando la precedenza sentenza basata sul diritto alla somministrazione delle cure compassionevoli.
Ezio Belleri, direttore generale dell’ospedale ha commentato così All’AdnKronos: “A metà aprile eravamo in una situazione impraticabile con la biologa di Stamina assente e i nostri medici che avevano appena confermato la decisione di non praticare più le infusioni. E abbiamo deciso di impugnare l’ordinanza. Ora il tribunale di Marsala ha accolto il nostro reclamo che non ha nulla di personale rispetto ai singoli pazienti, ma riguarda per noi l’applicazione delle regole”.
Antonio Genova, il papà di Gioele, ha così risposto ad Adn Kronos: I giudici “hanno accolto la richiesta dell’ospedale e hanno condannato mio figlio a non riprendere le infusioni. In pratica lo hanno condannato a morte. E’ assurdo e inaccettabile Noi stiamo lottando per vedere rispettata una legge che esiste, non chiediamo altro. Un giudice coraggioso e onesto ha emesso un’ordinanza così importante per mio figlio, semplicemente disponendo che si rispettasse la legge. E altri tre giudici dello stesso tribunale prendono la direzione contraria ‘stracciando’ di fatto un provvedimento emesso da un loro stesso collega. Vorrei capire i motivi.
“Era chiaro già quando ci è stata comunicata la sospensione dell’ordinanza, in tempi record e a 3 giorni dalla data in cui mio figlio avrebbe dovuto riprendere le cure. Quando poi la settimana scorsa ho appreso che il provvedimento era stato revocato, sono rimasto impietrito e in preda alla disperazione. Ora, però, posso dire che ho intenzione di ripartire in quinta”.