Il presidente della regione Toscana Enrico Rossi ha detto che se saranno effettuati i tagli di bilancio previsti tirerà giù il bandone.
Siccome è stato detto in più salse che il nuovo titolo V che ridimensiona fortemente competenze e ruolo delle regioni era il segno più evidente e la conferma più significativa degli effetti innovativi della riforma dello stato sottoposta a referendum sarà bene discuterne fin che si è in tempo.
Gelli e altri hanno detto che si chiude finalmente la deriva federalista del vecchio titolo V che aveva premiato le regioni e punito lo stato il quale ora si ripiglia i suoi ciottolini per rimettere ordine.
Qualcuno ha ricordato che il vecchio titolo V del 2001 fu votato da oltre il 60% degli elettori al referendum che evidentemente secondo i nuovi censori si erano fatti infinocchiare. In effetti avevano ritenuto che senza una effettiva ‘leale collaborazione’ tra stato, regioni ed enti locali su un piano di pari dignità le cose avrebbero continuato a non funzionare in particolare –lo ricordo bene- nel governo del territorio e dell’ambiente.
Come sono andate le cose lo sappiamo quello che non sappiamo e non viene detto è che se le cose sono andate storte la responsabilità non può essere soltanto delle regioni. Ecco perché i discorsi alla Gelli lasciano il tempo che trovano.
Sull’Unità Roberto Morassut che voterà Si dice che quello delle Regioni è uno dei problemi che restano irrisolti. Il Sindaco di Bologna Merola dice che voterà Si ‘ma nel rapporto tra Stato ed enti locali, c’è un enorme problema che la riforma non risolve’ perché ‘scarica sui sindaci l’onere di alzare le tariffe o tagliare i servizi’.
Va inoltre ricordato, visto che nessuno vi fa segno neppure la presidente di una regione speciale come la Serracchiani , che a differenza di quelle ordinarie le Regioni speciali il nuovo titolo V non le tocca né punto né poco. Anche questo è normale?
Ecco perché non basta un Si ma serve una seria correzione.
Renzo Moschini