La ricerca con le staminali potrebbe essere efficace contro la sclerosi multipla. A dirlo una ricerca tutta italiana pubblicata sulla rivista Nature Communications.
La ricerca ha aperto la strada all’utilizza di cellule della pelle che, trattate, possono essere poi trapiantate nel cervello, là dove la sclerosi multipla agisce.
L’esperimento, condotto su modelli murini, ha prelevato cellule della pelle, poi trasformate in staminali del cervello, che sono state trapiantate nel cervello di topi con un modello sperimentale di sclerosi multipla.
La ricerca, condotta dall’Istituto di Neurologia sperimentale (INSpe) dell’Ospedale San Raffaele di Milano con la collaborazione del gruppo di Elena Cattaneo dell’Università degli Studi di Milano è stata finanziata dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e dal National Multiple Sclerosis Society.
La sclerosi multipla, malattia che colpisce soprattutto i giovani adulti e che conta in Italia 68mila malati, colpisce il sistema nervoso. Le cellule staminali sembrano avere la capacità di riparare i danni che questa malattia alle fibre nervose.
Gli scienziati, che sono stati coordinati da Gianvito Martino, hanno speranze che il successive ricerche su questa strada possano condurre alla realizzazione di un farmaco.
La differenza fra questa terapia e tutte le altre ad oggi a disposizione è che queta agisce sui danni delle fibre nervose e non sul sistema immunitario, che causa la malattia attaccando la mielina, la guaina che riveste le fibre nervose.
Martino spiega che “la scoperta apre nuove prospettive per i malati di sclerosi multipla poiché potrebbe rappresentare la base per lo sviluppo futuro di terapie innovative a base di cellule staminali, in grado di affrontare la malattia anche quando questa si è già instaurata ed il sistema nervoso del malato è già compromesso”.
Inoltre, potendo prelevare cellule dall’epidermide del paziente, si escludono le possibilità di rigetto dopo il trapianto.
La strada, spiega Martino, “Rimane comunque ancora lunga, anche se i presupposti ci sono tutti. La speranza è quindi che nei prossimi anni tutto questo sforzo possa portare ad un miglioramento dell’armamentario terapeutico a disposizione dei malati con sclerosi multipla”.