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Fotovoltaico del futuro dai mirtilli, a Torino ci provano

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 11.02.2011

Pannelli solariE’ stata presentata ieri a Settimo Torinese una sperimentazione d’avanguardia nel campo della tecnologia solare. Due aziende specializzate in biotecnologie e energie rinnovabili, e con il supporto scientifico dell’Università di Torino daranno il via ad un impianto fotovoltaico che usa il succo di mirtilli per generare energia elettrica.

I ricercatori del Nis (Nanostructured Interfaces and Surfaces Centre of Excellence) dell’Università di Torino fianco a fianco con Cyanine Technologies – spin off della stessa università – e Pianeta, una società di Settimo Torinese, hanno intrapreso una avveniristica sperimentazione per la produzione di energia elettrica usando le piante. Al posto dei classivi moduli fotovoltaici al silicio, i nuovi pannelli usaranno il mirtillo, un componente biologico che ha già dimostrato importanti proprietà di conversione luce-elettricità e che è altamente biodegradabile.

Grazie al supporto dei ricercatori del Nis, il progetto è riuscito a sposare in maniera strategica le competenze specifiche delle due aziende torinesi – Cyanine con il suo know how in NanoBioTechnology e Pianeta con la sua esperienza tecnica sul fotovoltaico – con l’obiettivo di proporre al mercato una tecnologia alternativa che entra a pieno titolo nell’era del “fotovoltaico di terza generazione”.

l silicio è il materiale principale con cui vengono costruiti i pannelli solari, ma sono da tempo noti e appurati i suoi principali difetti: il costo elevato, la resa inversamente proporzionale all’aumento della temperatura e pari in media al 15% dell’energia solare. Per questo già da qualche anno si stanno cercando soluzioni alternative, soprattutto nel mondo della “sintesi biologica”.

La soluzione del mirtillo ne è un esempio: la proposta di Cyanine è la realizzazione di pannelli costituiti da uno strato di pigmento fotosensibile, l’antocianina, ottenuta dalle bacche di questo gustoso frutto, confinato tra due strati di vetro o plastica trasparente e flessibile, che viene messo a stretto contatto con un elettrodo composto da nanoparticelle di ossido di titanio.

L’adozione di questo tipo di soluzione, eliminando alla radice l’utilizzo del silicio, offre diversi vantaggi: costi di produzione contenuti con un risparmio del 60%, maggior flessibilità dei supporti – che troverebbero un più ampio spettro di applicazioni pratiche (dai tetti dei palazzi alle tende della protezione civile, dalle finestre ai parabrezza delle automobili) e una maggiore resa qualitativa e quantitativa nella produzione di energia solare, dal momento che funzionano anche nelle zone d’ombra essendo più sensibili alla luce.

A fronte di una politica nazionale ed europea di finanziamenti scostanti per il fotovoltaico, e in un’ottica di risparmio energetico a monte della progettazione, la sperimentazione torinese rappresenta un’ottimo spunto di riflessione e un incentivo a continuare lungo la strada della ricerca. Il business del futuro potrebbe dunque essere la coltivazione di mirtilli.

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  • GAGLIARDI CLAUDI0O scrive:

    Molto interessante. Sono un privato, la mia casa ha un tetto, mi piacerebbe sperimentare questo tipo di pannelli.
    Ringrazio per eventuali notizie in merito.

  • saverio scrive:

    Buongiorno, ho visto, il 14/06, la trasmissione geo&geo in cui si parlava di questo interessante argomento. Produrre fotovoltaico dal succo di mirtilli. Volevo sapere la durata di questi eventuali pannelli, perchè non sono riuscito a capirlo in trasmissione. Vorrei, se possibile, saperne di più e quindi approfondire l’argomento.

  • scettico scrive:

    Ok, basso impatto ambientale, ma la durata di un simile prodotto a base organica?