L’esposizione prenatale ad alti campi magnetici, ormai largamente presenti nei prodotti ad alta tecnologia usati quotidianamente in tutto il mondo, come smartphone, tablet ed altri gadget tecnologici, potrebbe aumentare il rischio del nascituro di essere sovrappeso o obeso durante l’infanzia, secondo un recente studio del Kaiser Permanente di Oakland, California.
Nel Nord della California alcune donne hanno partecipato allo studio prospettico condotto per misurare i livelli di campo magnetico assorbiti dall’ambiente circostante durante la gravidanza. Sono stati monitorati 733 bambini per un massimo di 13 anni, afferma un comunicato stampa del Kaiser. In media, i ricercatori hanno raccolto 33 misurazioni del peso per bambino.
I ricercatori hanno scoperto che l’esposizione in utero a livelli relativamente elevati di campo magnetico è correlata con un 69% di aumento del rischio per un bambino i essere sovrappeso o obeso rispetto a bambini poco esposti a campi magnetici.
“La gravidanza è una fase critica dello sviluppo, che è tra i periodi più vulnerabili alle esposizioni ambientali”, ha detto De-Kun Li, un epidemiologo perinatale presso il Kaiser Permanente e autore principale dello studio. “Questi risultati indicano che i campi elettromagnetici, dai forni a microonde a innumerevoli dispositivi wireless, possono contribuire al rischio di obesità infantile. Questa scoperta potrebbe avere implicazioni per eventualmente ridurre l’obesità infantile e capire meglio l’epidemia di obesità. Come ogni scoperta scientifica, i risultati devono essere replicati da altri studi.”
Lo studio è apparso nel numero di luglio 2012 della rivista Nature.
La rivista osserva inoltre che altri studi hanno dimostrato il legame tra i campi elettromagnetici e il diabete nell’uomo, e alti livelli di glucosio e sovrappeso negli animali. Inoltre, un articolo recentemente pubblicato rivela che topi esposti in utero a campi elettromagnetici hanno una prole con tassi particolarmente elevati di ADHD (Sindrome da deficit di attenzione e iperattività), indicando che la vicinanza ai campi potrebbe influenzare lo sviluppo neurologico del feto, almeno nei topi.