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Su Mandela

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 09.12.2013

Di tutto quello che si sta scrivendo su Mandela, vorrei sottolineare due cose: una scientifica e una umanistica. Così per equanimità.

Come sarà mai stato il cervello di Mandela? Adesso non è il caso di sezionarlo, come è stato, se non sbaglio, per quello di Einstein. Nemmeno vorrei che tutti fossero Mandela per via di manipolazioni genetiche. No, mi chiedo solo se evolutivamente Mandela, e altri come lui, sia stato un’eccezione o un punto cui l’essere umano arriverà. Siamo in cammino per diventare dal punto di vista sociale come Mandela? O dal punto di vista scientifico come Einstein? Artistico come Leonardo? Difficile a dirsi. Forse una società piena di Leonardi non potrebbe esistere.

Apartheid-beach

Certo il caso sociale e politico è ancor più interessante. Se fare del bene è gratificante, sia da vivi che da morti, perché non lo fanno tutti? Anzi, perché, non appena ci sia possibile, non lo facciamo tutti?

Chi fa del male volontariamente – come scelta di vita – perché anche Mandela avrà fatto del male, no?- è malato? È una deviazione della specie? Oppure è necessario? È più normale di chi fa del bene?

Non voglio parlare della banalità del male, filosofica, ma proprio di una questione biologica ed evolutiva, insomma scientifica.

Sono dubbi che forse verranno risolti. Resta il fatto che, secondo me, è meglio fare il bene, credo che faccia anche meglio alla salute!

Ed ecco la seconda cosa che mi ha colpito.

Nei suoi interminabili anni di prigionia Mandela leggeva tutti i giorni una poesia. Certo è importante che la poesia si intitoli Invictus, ma mi colpisce che sia stata proprio una poesia ad aiutare Mandela nel carcere. E non è solo Mandela ad aver sopportato la prigionia anche grazie alla poesia, scritta, pensata, recitata, ricordata.

Narrata ad altri, come accade a Primo Levi quando racconta del mito d’Ulisse a un compagno di lager, e cita Dante e sente che quella tregua è un momento importante, perché la poesia sottrae lui e il compagno alla bestialità della prigionia e li rende pienamente uomini.

Non vinti!

Mi commuove che i versi, le poesie abbiano un tale potere. Un potere buono, che fa del bene.

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