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Vivere in un Presepe

Scritto da Maria Rosa Pantè il 15.12.2014

Forse in qualche posto del mondo c’è un bambino o una bambina che chiederà a Gesù Bambino di vivere per un giorno in un presepe.

Potrebbe dire più o meno così:

“Caro Gesù Bambino, che sai come la penso perché sei un bambino,  io mi chiamo Marco, (oppure io mi chiamo Elisa) e tu Gesù, non c’è tanta differenza.

Ecco io penso che mi piacerebbe vivere con te in un Presepe.

Ci sarebbe una capanna piena di spifferi lo so, ma tutti i bambini vorrebbero avere come amici un bue e un asinello. 

E poi ci sarebbero la mamma e il papà e tante persone da tutti i paesi del mondo, che gran divertimento osservarle da vicino.

Ci sarebbe persino una stella cometa. Non quella su cui è atterrata Rosetta, ma una cometa ancora misteriosa e brillante e solo per noi, lì nel Presepe.

Se ce la fai prova a farmi questo regalo.

Ciao, Buon Natale anche a te”.

Dopo aver letto la letterina Gesù Bambino saprebbe come esaudire il desiderio di Marco (o Elisa), potrebbe invitarlo in una frazione di Borgosesia (Vc) che si chiama Vanzone e che, nel periodo natalizio, è tutta un Presepe.

Ci sono Presepi a ogni finestra. Sulle scale che portano alle entrate delle case.

Dietro i cancelli. Oltre le porte. Sulle aiuole.

Appesi al portale della chiesa. Dentro le cassette delle lettere.

Dentro le cassette dei contatori del gas. Nei giardini.

In ogni ripiano, incavo, anfratto c’è un Presepe, illuminato.

Si sono moltiplicati i Gesù Bambini, cosa che a un Dio poi è concessa, si cammina tra le lucine intermittenti, incontrando luce a ogni casa.

Io non ho fatto Presepi, ma ne sto godendo il messaggio: “rischiarare la notte”.

Non ho fatto Presepi, non ho messo statuine, solo poche parole. Ma grate. E bambine.

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