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Il sogno di Rewilding Apennines: un Appennino selvaggio e sostenibile

Trasformare un problema, l'abbandono dei territori agricoli e montani dell'Appennino centrale, in opportunità di sviluppo economico e ambientale: è l'obiettivo di Rewilding Apennines

Scritto da Marta Gaia Sperandii il 20.03.2014

Nata in seno a Rewilding Europe, associazione olandese che si propone di riportare allo stato selvaggio entro il 2020 un milione di ettari in Europa, la neonata iniziativa punta ad affermare anche in Italia il concetto europeo del “selvaggio è bello”, rendendo giustizia a quelle aree dell’Appennino laziale ed abruzzese escluse dal perimetro dei grandi parchi, ma non per questo prive di valore naturalistico.

Stipulando accordi con amministrazioni locali, coinvolgendo imprenditori e privati cittadini, l’iniziativa guidata da Alberto Zocchi, consulente internazionale nel campo della conservazione della natura e da sempre appassionato dell’Appennino, intende stimolare la rinaturalizzazione di aree ed il parallelo recupero di borghi antichi. Il traguardo, la creazione un’offerta turistica di alto livello che funga da motore di rilancio dell’economia e contribuisca contemporaneamente alla salvaguardia della biodiversità appenninica.

Turismo - Bruno D'Amicis / Rewilding Europe

Bruno D’Amicis / Rewilding Europe

La ricetta di Rewilding Apennines prevede un mix di ecoturismo e fotografia naturalistica: mercati in forte ascesa anche in momenti di crisi come questo, che molti paesi attualmente già sfruttano ricavandone introiti decisamente non trascurabili. Pochi e significativi, i numeri citati da Rewilding Apennines: liste di attesa di un anno per visitare capanni dai quali osservare orsi e lupi in Finlandia alla modica cifra di 200 euro al giorno, e sugli stessi prezzi si aggirano, in Spagna, gli accessi ad aree privilegiate per fotografare rapaci.

Le aree di intervento sono potenzialmente vaste: secondo l’Atlante Rurale Abruzzo, rapporto del Ministero dell’Agricoltura pubblicato nel 2010, sarebbero ben 139 i comuni abruzzesi inclusi nelle cosiddette “aree svantaggiate”, territori che coprono il 46% della superficie regionale, ma ospitano solo l’11% della popolazione. La fuga dalla montagna e l’abbandono dei piccoli centri sono noti fenomeni storici che si riattivano in tempi di crisi e si accompagnano ad un parallelo ed altrettanto triste decremento in attività tradizionali come allevamento e pastorizia. Tendenze che oltre a provocare consistenti scompensi nei già precari budget delle economie montane generano, nell’interrompersi di tradizioni spesso antiche, incommensurabili perdite di tipo culturale.

Camosci

Bruno D’Amicis / Rewilding Europe

In questi luoghi, secondo Rewilding Apennines, scommettere sulla natura potrebbe rappresentare la scelta più adatta per combattere la crisi: di certo la più ecosostenibile. Ecco allora l’idea di ricreare, sulla falsa riga delle riserve naturali africane, un modello di turismo naturalistico che offra esperienze di contatto diretto con la natura, come la possibilità di dormire sotto le stelle ascoltando l’ululato dei lupi, o salutare l’alba accompagnati dal bramito dei cervi.

Lupi, rapaci, orsi, ungulati: da noi la materia prima davvero non manca. “Mai come adesso, -si legge sulla pagina web di Rewilding Apennines,– è stato possibile in Appennino osservare e imbattersi in così tante specie animali e vivere esperienze di natura selvatica quasi allo stato puro”. In un contesto, vale la pena ricordarlo, di indescrivibili bellezze paesaggistiche, borghi antichi, testimonianze storiche, tradizione e cultura enogastronomica.

Bruno D'Amicis / Rewilding Europe

Bruno D’Amicis / Rewilding Europe

Il progetto, che beneficia del supporto finanziario di Rewilding Europe e della svizzera Fondation Segré, sembrerebbe aver raccolto i primi consensi da parte di amministrazioni locali e comunità. Ma Rewilding Apennines è ambiziosa, e già sogna la creazione e la gestione di un “corridoio ecologico” di collegamento tra le aree protette esistenti, dove la natura possa, libera di autogestirsi, essere ricovero di sempre più specie animali ed offrire esperienze memorabili a tutti quanti desiderino immergersi nella wilderness e scoprirne le meraviglie.

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  • emilianofacchin scrive:

    come ho potuto fare allo YALA NATIONAL PARK in Sri Lanka! Da non sottovalutare anche l’aspetto enogastronomico :)