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Abruzzo, si vota a fine aprile per cacciare cervi e caprioli
Rewilding Apennines: tempi non maturi, ma possibile in futuro

Secondo Rewilding Apennines il regolamento proposto rischia di minacciare i delicati equilibri naturali, nonchè il turismo che va potenziandosi. Possibile un'apertura in futuro

Scritto da Federica di Leonardo il 17.04.2014

Abruzzo – E’ stata rimandata alla fine di aprile, per lunedì 28, la votazione in commissione regionale del regolamento sulla caccia agli ungulati (Cinghiale, Cervo e Capriolo). Gli ambientalisti, Salviamo l’Orso, Touring Club, Stazione Ornitologica Abruzzese ONLUS, L.I.P.U. e ALTURA, hanno definito l’operazione “una sveltina elettorale.” Il regolamento è fortemente voluto dall’ala destra del consiglio, appena prima delle elezioni, e sembrerebbe favorire le lobby dei cacciatori. Consentirebbe di sparare a cervi e caprioli e di cacciare il cinghiale con metodi vietati nel PATOM, il Piano firmato dalla Regione Abruzzo per la tutela dell’orso marsicano. Secondo Alberto Zocchi, presidente di Rewilding Apennines, i tempi non sono ancora maturi per consentire la caccia a cervi e caprioli, le cui popolazioni sono ancora in via di espansione e consolidamento e che rappresentano un’importante attrazione turistica così come l’orso marsicano, che va tutelato con metodi di caccia al cinghiale adeguati.

Caccia a cervi e caprioli in Abruzzo

Crediti: © Bruno D’Amicis

La schizofrenia della Regione Abruzzo continua: anche se pressata su diversi fronti, (sull’eolico, dopo avere ricevuto una moratoria dall’ONU, ha approvato ieri una legge che tutela i rapaci, e sulle trivelle petrolifere della piattaforma Ombrina, ha constatato il parere negatico del TAR), il consiglio regionale ha evidente difficoltà a fare della natura un perno importante della sua visione politica. E così alla fine del mese si appresta a votare un regolamento che favorisce moltissimo i cacciatori e molto meno gli ecosistemi che dovrebbero rappresentare un asset importante dell’economia regionale. E le motivazioni addotte fanno acqua da tutte le parti, secondo gli ambientalisti. Rewilding Apennines è una neonata associazione, che fa capo alla più grande Rewilding Europe. Obiettivo di questa associazione è cogliere nella natura selvaggia un’opportunità per “fare economia”. La caccia non è esclusa, ma solo in un futuro più o meno prossimo. Oggi i tempi non sono maturi e le motivazioni per l’adozione di questo regolamento non sono valide.

“La principale motivazione addotta dall’Assessore Febbo per giustificare l’apertura della caccia al cervo è la presunta competizione con il camoscio d’Abruzzo,”spiega il presidente Zocchi. “Considerato che la sua presenza ricade esclusivamente all’interno di aree protette, la gestione del cervo e una sua eventuale selezione o limitazione dovrebbero ricadere nelle attività di gestione degli Enti Parco, senza alcun coinvolgimento del mondo venatorio in generale”.

Inoltre secondo Zocchi i dati relativi alle popolazioni di ungulati non sono aggiornati e comunque “i valori di densità ‘ottimale’ riportati come riferimenti nel regolamento appaiono decisamente bassi e non riferiti a dati aggiornati sulla attuale distribuzione, densità e eventuale impatto su altre specie o sugli habitat.”

Rewilding Apennines si adopera per riqualificare le aree di connessione ecologica tra le grandi aree protette in modo da creare un’unica realtà, connessa ed ecologicamente funzionale, così come indicato nel piano per la tutela dell’orso marsicano: la finalità è anche quella di potenziare il turismo.

Caccia a cervi e caprioli in Abruzzo

Crediti: © Bruno D’Amicis

La possibilità di sparare ora a cervi e caprioli andrebbe contro il progetto dell’associazione che sta “sta avviando un processo di promozione di attività turistiche di alta qualità, con un target prevalentemente internazionale e specializzato”, spiega Zocchi. “Appare evidente come una alta densità di fauna selvatica e la tranquillità delle aree circostanti le aree protette e delle aree di collegamento ecologico siano i presupporti per permettere gli investimenti necessari per sviluppare tali attività turistiche.”

Quindi il regolamento oggi, così come è stato proposto non funziona, perchè non tiene “in considerazione le esigenze di conservazione delle specie a livello, almeno, regionale, ed il valore potenziale e attuale della fauna selvatica nello sviluppo socio economico, con particolare attenzione al turismo naturalistico.”

Questo però non vuol dire che la caccia agli ungulati dovrà essere sempre vietata. Spiega Zocchi che “in un futuro più o meno prossimo potrà probabilmente essere possibile aprire l’attività venatoria su cervo e capriolo. Appare tuttavia evidente come ciò debba essere gestito in modo coordinato a livello regionale, sulla base di una conoscenza aggiornata e puntuale e tenendo conto dei valori aggiuntivi della fauna selvatica, non relativi alla caccia. Una caccia di tipo trofeistico sul cervo può rappresentare una ulteriore fonte di reddito per le comunità locali e va per questo tenuta in considerazione.”

Ma alcune garanzie devono restare: “Un’apertura in questo senso è perciò accettabile”, conclude Zocchi, “a patto che siano chiaramente delineate le tappe necessarie per creare una prospettiva di questo genere, che siano garantite appropriate tutele nelle aree strategiche per la conservazione delle specie e che i diversi valori rappresentati dalla fauna selvatica (venatorio, turistico, ecologico, culturale e conservazionistico) siano opportunamente tenuti in considerazione.”

A questo, spiega Zocchi, il team di Rewilding Apennines sta già lavorando.

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