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Pannolini, al via il riciclo: non più uno scomodo rifiuto

350 kg di cellulosa e 150 kg di plastica a partire da 1 tonnellata di prodotti usati, per dare vita a oggetti di arredo urbano, compost per fertilizzanti e cartone

Scritto da Micaela Conterio il 13.06.2013

C’era una volta un pannolino usato e ora non c’è più. Ora ci saranno panchine, fioriere, piste ciclabili e altri oggetti per l’arredo urbano, interi parchi-gioco ma anche cartone, cartonato per imballaggi industriali e compost per fertilizzanti. Da oggi, infatti, i pannolini usati possono essere riciclati e trasformati grazie ad un sistema, il primo in Italia, basato su una tecnologia innovativa sviluppata e brevettata da Fater spa, azienda che produce e commercializza in Italia i pannolini Pampers, gli assorbenti Lines e i prodotti per incontinenza Linidor.

pannolini

Questo processo consente in un primo momento, tramite l’impiego di vapore a pressione, di aprire i prodotti usati e sterilizzarli eliminando tutti i potenziali patogeni e i cattivi odori. Successivamente si ottengono le nuove materie prime, separando la materia organico-cellulosica da quella plastica. In questo modo, quindi, prodotti considerati tradizionalmente irriciclabili possono essere riutilizzati: da 1 tonnellata di prodotti assorbenti usati, infatti, si ricavano circa 350 kg. di cellulosa e circa 150 kg. di plastica. Fin qui il progetto.

Ma quali sono i reali vantaggi? 

Bisogna considerare che in Italia ogni anno si producono circa 32 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui il 3%, pari a  900.000 t, è costituito da prodotti assorbenti, quali pannolini per bambini, prodotti per incontinenza e assorbenti e tamponi femminili, il cui smaltimento avviene per il 77% in discarica o per il 23% tramite incenerimento. Applicando il sistema sviluppato da Fater spa all’intero territorio italiano è ipotizzabile un risparmio annuale pari a l’equivalente di almeno 3 discariche in termini di volumi di rifiuti e di 64 milioni di kg di CO2 equivalente in termini di CO2, solo per i pannolini. 

Secondo uno studio di Ambiente Italia il progetto può produrre effetti sull’ambiente decisamente positivi. Il primo è indubbiamente la riduzione di gas serra: sarà possibile recuperare tutte le emissioni climalteranti generate dalla raccolta differenziata con il nuovo sistema “carbon negative”, si potranno risparmiare 17,7 kg di CO2 per tonnellata di pannolini usati. Ma non solo. Ridurre anche quelle pericolose derivanti da processi di combustione o degradazione anaerobica tipiche di discariche e inceneritori, perché utilizza solo vapore a pressione e non agenti chimici. Con un evidente miglioramento della qualità dell’aria: -17 kg/anno di particolato, – 270 kg/anno di ossidi di azoto – 230 kg/anno di monossido di carbonio. 

Numeri alla mano, nella zona di sperimentazione del Centro riciclo di Vedelago, nel Trevigiano, il riciclo dei pannolini eliminerà, a regime, 1.874 t all’anno di CO2, ovvero la quantità di anidride carbonica catturata ogni anno da oltre 62.000 alberi. Ma non è tutto. Ogni anno, saranno anche ridotti i rifiuti in discarica almeno 4.600 t, in volume 6.500 m3, con un risparmio energetico di 11.609 MJ/anno, il consumo elettrico medio di più di 500 famiglie, con un recupero del 100% di materia prima pari a 2.500 t.

 

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