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DNA di ominidi di 400 mila anni mostra indizi di un nuovo antenato dei Neanderthal

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 06.12.2013

Il DNA umano più antico mai scoperto complica la storia dell’evoluzione dell’essere umano moderno. La ricostruzione di un DNA mitocondriale altamente degradato di un individuo vissuto in Spagna 400 mila anni fa potrebbe fornire i primi indizi dell’esistenza di un altro, precedentemente sconosciuto, antenato dell’uomo.

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Gli scienziati hanno ricavato il DNA dal femore fossile di un ominide trovato nella famosa “Sima de los Huesos”, la caverna delle ossa, un sito unico nel nord della Spagna da cui sono stati estratti numerosi scheletri. Il DNA è quattro volte più vecchio di qualsiasi campione precedentemente scoperto.

Il DNA di questo individuo, mtDNA ossia DNA mitocondriale, è una piccola parte del genoma che si tramanda lungo la linea materna, ed è stato estratto dai ricercatori dell’Istituto Max Planck di antropologia evolutiva di Lipsia, in Germania.

Quello che i ricercatori hanno scoperto con una certa sorpresa è che il DNA è legato al genoma mitocondriale dei Denisoviani, parenti estinti dei Neanderthal che vivevano principalmente in Asia, non in Europa. Si ritiene che i  due ominidi si siano divisi circa 700 mila anni fa.

I resti dei Denisoviani sono estremamente rari. I fossili conosciuti sono solo un osso di un dito e un dente ritrovati in Siberia.

“Il fatto che l’mtDNA di questo ominide di Sima de los Huesos condivida un antenato comune con i Denisoviani piuttosto che con i Neandertal è inaspettato, in quanto i suoi resti scheletrici ricordano molto i Neanderthal”, spiega Matthias Meyer dell’Istituto Max Planck per l’antropologia evolutiva.

Considerata la loro età e le caratteristiche di Neanderthal, gli ominidi di Sima erano probabilmente una popolazione ancestrale collegata ad entrambi i due ceppi evolutivi, di Neanderthal e Denisova.

Matthias Meyer e il suo team presso l’Istituto Max Planck di antropologia evolutiva di Lipsia, in Germania, hanno sviluppato nuove tecniche per il recupero e il sequenziamento del DNA antico altamente degradato. Hanno applicato le nuove tecniche prima su un esemplare di orso delle caverne estratto proprio dal sito di Sima de los Huesos. Dopo questo successo, i ricercatori hanno campionato due grammi del femore di un ominide dalla stessa grotta. Hanno estratto il DNA e sequenziato il genoma presente nei mitocondri, una piccola parte del genoma che è presente in molte copie per cellula e che quindi è più facile da ricostruire. I ricercatori hanno poi confrontato questo antico DNA mitocondriale con i Neanderthal, i Denisoviani, gli uomini moderni e con le scimmie antropomorfe.

Dalle mutazioni mancanti nelle antiche sequenze di DNA i ricercatori hanno calcolato che l’ominide Sima visse circa 400 mila anni fa. Hanno anche scoperto che ha condiviso un antenato comune con i Denisoviani. Considerata la loro età e le caratteristiche simil Neandertal, gli ominidi Sima erano probabilmente legati alla popolazione ancestrale sia Neanderthal che di Denisova. L’altra possibilità, tutta da confermare e che getterebbe scompiglio nell’evoluzione umana in Europa e Asia prima dell’arrivo dell’uomo di Cro-Magnon, è  appunto che il flusso genico da un altro – finora sconosciuto – gruppo di ominidi abbia portato caratteristiche genetiche dei Denisoviani negli ominidi di Sima.

Questo potrebbe significare che c’era un altro gruppo di ominidi che ha portato i caratteri genetici dei Denisoviani  negli ominidi di Sima o nei loro antenati.

Il sito di Sima ha dato un grande contributo allo studio del Medio Pleistocene, restituendo alla luce numerosi fossili di ominidi. Fino ad oggi almeno 28 scheletri sono stati scavati e riassemblati nel corso di più di due decenni da una squadra spagnola di paleontologi.

Gli scienziati hanno pubblicato i loro risultati nel numero del 5 dicembre della rivista Nature.

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