Analisi genetiche effettuate nel 2013 sugli ominidi rinvenuti nel 1997 a Sima de los Huesos, in Spagna, avevano mostrato che il loro DNA mitocondriale – il DNA relativo alla linea materna – era Neanderthaliano e alquanto distante dai ‘cugini’asiatici Denisova.
Il risultato aveva stupito, in quanto i resti di questi ultimi avevano caratteristiche che apparivano derivate dai Neanderthal.
Da quel momento, i ricercatori del Max Planck Institut di Antropologia evolutiva di Lipsia, in Germania, si focalizzarono sul sequenziamento del DNA nucleare – il DNA utilizzato negli attuali test sulla paternità – estratto dalle ossa fossili della grotta; un compito arduo, a causa dell’estremo degradamento dell’antico DNA in frammenti molto corti.
Le analisi su questo tipo di DNA mostrano ora che gli ominidi di Sima de los Huesos furono con certezza gli antenati dei primi uomini di Neanderthal comparsi in Europa, che solo più tardi avrebbero acquisito genomi mitocondriali diversi, probabilmente a causa di flussi genici provenienti dall’Africa.
Finora era sembrato chiaro come i 28 individui, antichi di 400mila anni, rinvenuti a Sima de los Huesos (pozzo delle ossa) nel nord della Spagna, avrebbero potuto essere collegati con Neanderthal e Denisova, vissuti soltanto 40mila anni fa.
Lo studio precedente, riferito in apertura, era stato condotto sulla base di analisi del DNA mitocondriale da uno degli esemplari e aveva suggerito un lontano rapporto con i Denisova, in contrasto con altre prove archeologiche, tra cui le caratteristiche morfologiche che gli ominidi di Sima de los Huesos condividevano con i Neanderthal.
“Sima de los Huesos è al momento l’unico sito non localizzato nel permafrost che ci consente di studiare le sequenze del DNA umano del Pleistocene medio, il periodo di tempo che precede gli ultimi 125mila anni di storia evolutiva”, asserisce Matthias Meyer, del Max Planck Institut, autore principale di un articolo pubblicato il 15 marzo scorso su Nature. “Il recupero di una piccola parte del genoma nucleare dagli ominidi di Sima de los Huesos non è solo il risultato dei nostri continui sforzi nell’uso di tecnologie per l’isolamento dei campioni e il sequenziamento del genoma, ma anche la conseguenza della messa in atto di una cura particolare nel recupero dei reperti durante lo scavo”.
“Abbiamo sempre sperato che le tecniche di analisi molecolare avrebbero aiutato le nostre indagini”, aggiunge Juan-Luis Arsuaga, dell’Università Complutense di Madrid, un decano nella guida degli scavi a Sima de los Huesos, presente da trent’anni sul sito. “Abbiamo rimosso alcuni esemplari con estrema attenzione, lasciandoli protetti dall’argilla per ridurre al minimo le alterazioni del materiale, una volta riportato alla luce”.
Anche le sequenze di DNA nucleare recuperato da due individui, con tutte le garanzie e gli accorgimenti espressi e attuati, mostrano una loro chiara appartenenza alla linea evolutiva Neanderthal e un collegamento più stretto con questi che non con i Denisova.
La scoperta sta ad indicare che 430mila anni fa, all’epoca in cui erano vissuti gli ominidi di Sima de los Huesos, la divergenza tra i due gruppi si era già verificata.
“Questi risultati forniscono importanti punti fermi nella linea temporale dell’evoluzione umana”, afferma Svante Paabo, del Max Planck Institut. “Sono punti coerenti con una divergenza alquanto precoce, dai 550mila ai 750mila anni nella linea evolutiva moderna dagli esseri umani arcaici”.
Coerentemente con lo studio del 2013, il DNA mitocondriale degli individui di Sima de los Huesos indica una parentela con i Neanderthal tipici dell’Eurasia occidentale e, molto alla lontana, con i Denisova, i cui resti, d’altronde, erano stati scoperti solo in Siberia.
Il DNA mitocondriale Neanderthal rinvenuto nel tardo Pleistocene – il DNA più vicino ai Denisova – può quindi essere stato acquisito dai Neanderthal molto più tardi nella loro storia, probabilmente a causa del flusso genico proveniente dall’Africa.
I ricercatori ritengono che il recupero di ulteriore DNA mitocondriale e nucleare da fossili del Pleistocene medio potrebbe senza dubbio contribuire a chiarire meglio il rapporto evolutivo tra gli ominidi del medio e del tardo Pleistocene in Eurasia.