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Vivere ai piedi del Monte Rosa (e custodirlo)

Scritto da Maria Rosa Pantè il 27.02.2012
Monte Rosa. Fonte: Wikipedia

Monte Rosa. Fonte: Wikipedia

Io sono mezza siciliana e mezza piemontese, ma della bassa, le risaie. In me ho la nostalgia del mare e delle asprezze bellissime del paesaggio siciliano, ma anche il ricordo delle nebbie, della terra a specchio delle risaie della bassa novarese.

Però abito, sono nata, ai piedi di una montagna, uno dei massicci più alti d’Europa, il Monte Rosa. Da sempre mi vedo circondata, protetta, limitata da montagne: alte, grandi, stabili, apparentemente immutabili se non per il mutare delle stagioni.

Vado a lavorare e vedo davanti a me le montagne, ritorno a casa e altre montagne mi seguono per tutto il percorso. Non so se potrei vivere senza questo sfondo alla mia vita.

La valle al cui imbocco io abito è la Valsesia. È un piccolo pezzo di mondo: piccolo, piccolo. Credo che pochi la conoscano e pochi l’abbiano visitata, anche se abbiamo luoghi d’eccellenza come il Sacro Monte di Varallo, credo il Sacro Monte più bello del mondo e certo il primo. Abbiamo la Capanna Regina Margherita il rifugio più alto d’Europa. La valle in cui sono nata e a cui un poco appartengo è bellissima. Come ve la posso descrivere? Sono stata in Trentino che è sontuoso. Sono stata in Val d’Aosta che è solare. La Valsesia è sobria, scarna, essenziale, selvaggia.

Sì, alcuni luoghi sono selvaggi, la valle è stretta, le montagne subito impervie con sentieri subito difficili, che poi si aprono a piane e pascoli di una bellezza antica, arcaica, primordiale.

Io la vedo così.

La gente da noi non è a vocazione turistica. Qui la gente è chiusa, abituata a una vita difficile di sopravvivenza, abituata a emigrare, la gente è un po’ come il paesaggio che la circonda.

Niente di idillico, naturalmente, l’Arcadia esiste solo nella nostra fantasia, ma certo la Valsesia è un’oasi di natura ancora capace di emozionare e di mettere l’uomo solo di fronte a se stesso.

La montagna di fatto è tutta così. A meno che…

A meno che ti costruiscano un autodromo su ghiaccio proprio sotto casa. A meno che all’entrata del villaggio costruiscano un mostro cubico di cemento che accolga un numero non meglio identificato di turisti. A meno che gli amministratori locali approvino ampliamenti edilizi senza senso, in barba al paesaggio, al turismo responsabile allo sguardo lungimirante sull’ambiente.

Già, purtroppo, altra caratteristica della provincia e della montagna, rispetto alle città, è che le cose arrivano dopo. L’idea di turismo responsabile e sostenibile per l’ambiente in Valsesia deve ancora mettere radici. Ma non per tutti. Qualcuno che combatte con caparbietà e coraggio una battaglia per preservare l’ambiente, per custodire la cultura Walser, con la sua architettura e le sue tradizioni, c’è.

C’è qualcuno, costituito in Comitato, che con l’aiuto dei media, della gente (c’è una petizione qui ), di esperti come il professor Settis e altri combatte contro la speculazione edilizia per il territorio. Non è una battaglia facile, all’animatore del movimento, a gennaio hanno bruciato l’automobile a scopo intimidatorio. Dove c’è cemento c’è speculazione e spesso mafia, son cose delicate, battaglie difficili. Eppure per fortuna qualcuno ha coraggio e va avanti. Adesso alcune delle istanze del Comitato sono state recepite anche dalle amministrazioni locali e questa è una vittoria, ma non la vittoria. Il Comitato avrà vinto e potrà sciogliersi quando tutti avranno compreso che salvaguardare l’ambiente rende molto più che rovinarlo con guadagni rapidi che subito però si esauriscono.

La domanda che mi pongo e pongo a tutti è: ma è possibile che lo sviluppo economico non sia distruttivo? Ci crediamo? Io a volte penso che, dove arrivano soldi, arriva la distruzione. Sono troppo pessimista?

Qui notizie sull’iniziativa.

Venite in Valsesia e fatemi sapere.

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  • Massimo scrive:

    Bell’articolo, molto. Scritto bene.
    Amo la Valsesia e ci ho passato qualche anno a Riva Valdobbia. Spero un giorno di poter ritornare per restarci.

  • angela bernacchi scrive:

    grazie.Maria rosa.non sei troppo pessimista è la realtà dei
    ns.giorni.
    pure io ho la valsesia nel cuore..posso dire di esserci nata,di essermi allontanta per poi ritornare per la troppa nostalgia.conosco bene le persone attive del Comitato e spero
    arrivi presto ,come hai detto tu, ” la vittoria “

  • Maria Rosa scrive:

    Grazie a chi ha commentato il mio pezzo, sono contenta che tante persone amino la montagna: c’è speranza per il futuro.

  • dumitru anca ana scrive:

    Io non sono italiana ma ho lavorato in nord italia.Sono una che ama la montagna non contaminata tanto della “civilizasione”.ho pensato anche io come si po trovare un equilibrio tra conservare la natura piu inttata possibile e il bisogno di vivere come t’impogne la società moderna.Perche anche io vivo in un posto isolato di montagna dove il turismo è na delle quasi uniche soluzioni.Ma penso che deve essere fato dalla gente del posto in un modo sostenibile per la natura – tipo turismo solidale. Ma per essere viabile questo si deve educare la gente, i nostri figli che la comodita, il lusso non è tutto.Che si puo andare in vacanza senza pretendere di avere tutte le comodita di casa oppure di piu, perche non queste ose sono le piu importante nella vita. Piu bello è di conoscere e vivere natura cosi come è,e quando dobbiamo anche fare qualche rinunce per questa, dopo saremo piu contenti di noi.Epoi con questo tipo di turismo si conosce persone autentice che vivono in quei posti.MI sono alungata troppo – volevo dire che l’educazione è l’arma piu forte.

  • Aldo Fappani scrive:

    Cara Maria Rosa condivido quello che hai scritto perchè vale non soltanto per la Valsesia. Businnes immediato, martellante propaganda truffaldina, sponsor di potentati economici e politici interessati tra mazzette e profitti privati, e il gioco speculativo quasi sempre è fatto. Quanta ipocrisia e colpevole menefreghismo avallano un certo progresso irresponsabile e distruttivo ! Per cui occorre impegnarsi su vari fronti almeno per arginare scelte nefaste per il futuro nostro e delle generazioni che verranno. Esserne consapevoli è determinante per conquistarci una miglior qualità della vita e dell’ambiente che ci circonda.

  • Andrea Mosca scrive:

    Cara Maria Rosa hai espresso magnificamente quanto molti di noi hanno nella mente e nel cuore a proposito della nostra amata Valsesia.
    Stiamo uniti e non demordiamo di fronte alla forza del denaro che non tiene conto di nulla se non di se stesso.
    Con stima e gratitudine

    Andrea Mosca