Esiste un angolo delle Alpi che fino a poco tempo fa era rimasto integro e incontaminato. Poi col tempo hanno iniziato a farsi spazio villaggi turistici, case e nuovi impianti di sci. Per non parlare di un nuovo imponente elettrodotto. È il paesaggio dell’Alta Valsesia che sta cambiando e con esso la biodiversità e l’ambiente. I Walser si battono contro la “cazzuola selvaggia” per salvaguardare ciò che ancora rimane.
I Walser sono una popolazione di origine germanica, dalla cultura e tradizione particolari, insediatasi nelle valli ai piedi del Monte Rosa molti secoli fa. Si tratta di gente di montagna abituata a vivere in alta quota confrontandosi quotidianamente con le asperità ambientali, ma capace di integrarsi con la natura circostante, di rispettarla e di amarla profondamente.
Il comitato “Noi Walser, per un turismo sostenibile e responsabile” sostiene da anni una dura battaglia in difesa del paesaggio e della natura dell’Alta Valsesia nei Comuni di Alagna e Riva Valdobbia, per la tutela dei beni culturali ed architettonici, beni che sono espressione della civiltà Walser e del territorio circostante, e lavorano per un giusto sviluppo turistico, che sia rapportato alla realtà territoriale locale.
Che cosa contestano i Walser, ma non solo loro? Contestano in sostanza il procedere di varie opere in corso in Alta Val Sesia, vicino al Monte Rosa, nella zona antecendente il Parco Naturale Regionale Alta Valsesia. Un tempo, narra la leggenda, la vita di Macugnaga, uno dei centri in questione, ruotava attorno alle decisioni che venivano prese dalla comunità che si radunava nei pressi di un vecchio tiglio secolare, che con la sua circonferenza di 7 metri, ancora vive nella zona della chiesa vecchia del paese, costellata dalle tipiche abitazioni blockbau, ovvero tronchi di larice incastrati tra loro, emblema dell’architettura, quella autentica, dei Walser. Oggi, una delle minacce più grandi, è proprio quella che alberi di questo tipo vengano abbattuti, per far posto a casermoni di cemento, a finti villaggi turistici Walser, a nuovi impianti e a strutture che tendono a un’antropizzazione selvaggia della montagna.
Il comitato Walser parla di “ Maximostri di 24.000 e 31.000 metri cubi di cemento, come quelli di Alagna e Riva Valdobbia, l’autodromo su ghiaccio di Riva, le speculazioni edilizie dei finti villaggi turistici walser, i previsti nuovi impianti di sci in alta quota in siti SIC e ZPS, i percorsi di mountain-bike downhill, la costruzione di un deposito di esplosivi e di impianti radio a Passo Salati e, dopo tutto questo, non poteva mancare un imponente elettrodotto a 132 kV “Fervento-Riva Valdobbia” composto da 31 nuovi sostegni a traliccio tronco piramidali di lunghezza complessiva di 10 chilometri, che attraverserà i Comuni di Boccioleto, Mollia e Riva Valdobbia.”
Nel tratto, ora integro, compreso fra il Comune di Mollia e il Comune di Riva Valdobbia, dove la valle è particolarmente stretta, l’elettrodotto provocherà infatti una certa intrusione visiva, ma anche, secondo il comitato, un grave danno alla natura, “La densità di popolazione dei comuni interessati dall’elettrodotto è di non molte centinaia di persone, la domanda di energia elettrica non può certo definirsi in incremento tale da giustificare un’opera di tale importanza. In Alta valle non vi sono significative attività industriali e/o artigianali. Sorge il dubbio che l’elettrodotto nasca per le esigenze degli impianti di sci Monterosa 2000 e del loro previsto ampliamento. Monterosa ha difficoltà di approvvigionamento elettrico e attualmente si rifornisce per queste necessità in Regione Valle d’Aosta. Si può prevedere anche una crescente domanda di energia elettrica legata alle speculazioni edilizie in atto o che si ha l’intenzione di realizzare in un immediato futuro”, sostiene Alessandro Sbragia, portavoce del Comitato.
La Valsesia è una valle amata dai turisti proprio per la sua tranquillità, per lo scorrere lento del tempo e per l’oasi naturale che offre. Ciò che il comitato desidera mantenere è proprio questo “Lo sviluppo turistico deve costituire un impatto all’assetto territoriale il più contenuto possibile generando un miglioramento ambientale e paesaggistico. Gli interventi devono essere caratterizzati da elevata sostenibilità e compatibilità. Solo con progetti innovativi ci si potrà salvare dall’omologazione, così si potrà innovare mantenendo un saggio equilibrio tra qualità della vita e conservazione della natura e della bellezza. Il paesaggio e i beni culturali sono paganti in termini di identità e di immagine, quindi un turismo che sappia integrarsi nelle realtà locali è la scommessa per un futuro sostenibile che, a differenza di un turismo mordi e fuggi, consente la conoscenza delle mete scelte permettendo di viverle appieno e di limitare l’impatto sulla natura e sul patrimonio artistico e culturale. In tempi di crisi i modelli di sviluppo vanno ridisegnati: il vivere come progresso modelli di sviluppo sorpassati comporta il rischio di fallimento. Un turismo diverso è possibile e il turismo sostenibile è un fattore di successo su cui investire, una leva imprescindibile dell’economia e dello sviluppo del territorio.”
Alle battaglie in difesa della natura e del paesaggio dell’Alta Valsesia hanno dato adesione personaggi noti come Salvatore Settis, Vittorio Sgarbi, Reinhold Messner, Alessandro Morandotti; associazioni quali WWF (nel cui sito è possibile reperire una vasta documentazione a riguardo, da norme, a delibere, cartografie e ricorsi), Italia Nostra, Legambiente, Pro-natura, Mountain Wilderness e Cipra. Inoltre è in atto una petizione pubblica a cui hanno già aderito più di 2mila persone.
il comitato “Noi Walser” NON ha nulla a che fare con i Walser, popolo che ha colonizzato queste valli … ma è un gruppo di villeggianti che vuole impedire lo sviluppo locale a discapito della popolazione che vive quotidianamente alta valle.
Certo, finchè le opere sono in cantiere è cementificazione, ma da progetto dovranno essere in stile Walser, indi perfettamente integrate nell’ambiente
Condivido pienamente la posizione dei Walser: l’Alta Valsesia dev’essere mantenuta senza interventi che ne distruggano l’armonia naturale. L’Alta Valsesia con i suoi paesaggi e le sue costruzioni originali dev’essere così mantenuta per dar modo, a chi desidera ritornare indietro nel tempo, nella pace e nella tranquillità, di realizzare un sogno praticamente impossibile altrove. Grazie per avermi dato modo di intervenire.