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L’alba del pensiero, puntata 42. Dopo la morte di Dio

Scritto da Alba Fecchio il 22.07.2011

Alba del pensiero - rubrica settimanale di filosofia e naturaAvevamo lasciato il nostro caro Friedrich la scorsa settimana alla stesura della Nascita della tragedia e la sua conseguente svolta verso la filosofia.

Ora, la domanda che ossessionerà il nostro filosofo in tutta quanta la sua produzione successiva sarà in particolare una: tramite cosa e come è stata creata la società attuale?
Innanzi tutto si parla della società occidentale, che trova come proprio fondamento il cristianesimo e il suo dualismo, vale a dire una netta separazione fra la realtà mondana e il trascendente. Questa è indiscutibilmente la base culturale della società occidentale.
Cosa intente Nietzsche per cultura? Egli è convinto che quando parliamo di cultura si parli in realtà di dominio: qualcuno impartisce idee che diventeranno dominanti e saranno in fondamento di un’intera comunità. Una cultura è sempre congegnata con certi obbiettivi e una volontà precisa. La caratteristica della cultura occidentale è la metafisica: la tradizione ci insegna che la realtà ha un fondamento che non è qui sulla terra, ma è qualcosa di “metafisico”. E’ in caro vecchio Platone che ritorna.

La metafisica nel corso degli anni ci ha trasmesso che questo mondo non ha in sé un essere, un senso. Questo è necessario andarlo a cercare altrove. Qui, in questo mondo non c’è.
Nietzsche per spiegare questo usa la metafora della terra e del cielo. La civiltà occidentale- dice- ci ha insegnato a cercare la verità in cielo e non sulla terra.
Ecco che questo sarebbe il peccato originale cui l’occidente si macchia: l’infedeltà alla terra.

L’uomo si è trovato di fronte alla propria identità e l’ha rifiutata, si è creato una maschera ultraterrena, identificando l’io con l’anima, il cogito..
E’ giunto però il momento di guardare fuori. Dio, inteso come fede nell’assolutezza, nei valori supremi, non può più esistere. E’ stato smascherato nella sua falsità.
“Dio è morto” annuncia il folle in mezzo alla piazza.

Dio non si configura come persona che salva e redime, ma è la personificazione di tutte quelle cose di cui l’uomo aveva bisogno per affrontare la Tragedia, ossia gli aspetti negativi e deliranti del mondo come il male, la morte, la cattiveria.
Dio rappresenta un bisogno per Nietzsche. E’ stato creato per acquietare gli animi, nato dalla mancata accettazione della propria natura mortale. Tesi vicina, se vi ricordate, a quella di Feurbach.

Ma è possibile una civiltà post teologica e post metafisica, si domanda il nostro filosofo tedesco?

A questo interrogativo ci lavora moltissimo. Nietzsche si rende immediatamente conto di una cosa: è più semplice vivere in una società in cui Dio c’è, piuttosto in una in cui egli “ è morto”.

Ma ciò è accaduto, ormai è inevitabile: “ Dio è morto e siamo stati noi ad ucciderlo”, Scrive nella Gaia Scienza, frammento 125.

Nietzsche si immagina le possibili reazioni all’alba del nuovo giorno. Il primo giorno dopo la fine della teocrazia, l’uomo scopre una cosa sola: il nulla.
Bisogna contemplare la totale assenza di un senso in questa vita: sarà possibile continuare a vivere dentro tale nuova evidenza?

A questo interrogativo il filosofo risponde con un aforisma in Al di là del bene e del male.
Tre sono le possibili reazioni.

La prima è quella dei cosiddetti “orfani di Dio”. Il sentimento dominante in loro è quello dell’abbandono. La metafora che più si addice a questa condizione è quella del vecchio cane, legato ad una catena da tantissimo tempo. Improvvisamente esso viene liberato, ma questo non muterà la sua reale condizione. Se ne starà sempre lì, dove è stato fino ad ora, come se fosse ancora incatenato.

Gli orfani di Dio si comportano esattamente così: non colgono la vera liberazione che si cela dietro la morte di Dio.

Seconda reazione possibile invece è quella opposta: liberazione! L’effetto oppressivo viene eliminato, si è liberi. E’ una libertà però che si avvicina a quella di un funambulo su una corda. Una volta tagliata la corda, l’appoggio non c’è più il corpo è libero. Ma libero solo di cadere, nel vuoto. L’unica via è cercare nel vuoto altri possibili appoggi.

Terza reazione è quella a cui manca completamente Dio. Essi si costruiranno molto velocemente altri idoli. Nell’epoca attuale ne esistono di già pronti all’uso, come il denaro, la fama, al celebrità. Essi non sono altro che surrogati di Dio.

Nessuna di questa reazione va bene per Nietzsche. L’unica via possibile è superare il lutto, coscienti. Ecco cosa deve diventare l’uomo, un Oltre-uomo. Un uomo in grado di vivere senza essere soggiogato a Dio, di vivere senza Dio.

L’oltre- uomo sarà anche il portatore di un nuovo Nichilismo, vissuto dall’interno.
Vi vedo storcere il naso, lo capisco.

Questa parola è stata usata troppo e male. Mi fermo qui per questa settimana, la prossima parleremo proprio di questo. Cercherò di spiegarvi cos’è veramente il Nichilismo per Nietzsche.

A venerdì!

Il film di questa settimana è Memento, di Christofer Nolan.

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