Eccoci giunti ad un capitolo importante per la storia della filosofia.
Oggi introdurremo Friedrich Nietzsche. Filosofo controverso, di non semplice lettura. Nietzsche per sua stessa natura non vi potrà risultare indifferente: o lo si ama o lo si odia, non ci possono essere vie intermedie.
Per addentrarci nella sua riflessione è necessario contestualizzare, come di consueto, dove e come le sue opere nascono.
Le origini del giovane Friedrich sono Prussiane. Nasce vicino a Lipsia nel 1844 da una famiglia benestante, il padre è pastore. La sua formazione è dunque incentrata sulla religione, sulla letteratura e la musica. Il piccolo si distingue subito per le sue doti intellettuali.
L’esistenza di Nietzsche possiamo dire essere caratterizzata proprio da questo, la precocità: negli studi, nella pubblicazione delle opere, nella riflessione e poi, anche, nella morte sia intellettuale che fisica.
Diventa docente ad un’età da record: 20 anni. I suoi interessi principali, attenzione, non sono però filosofici ma filologici. Era destinato, a detta di tutti, a diventare un pilastro in questa disciplina classica. Dialogava criticamente con Willamowitz che è considerato tutt’oggi il pilastro per eccellenza della filologia.
Nietzsche però prende un’altra strada. Chiude definitivamente la carriera accademica all’età di 30 anni, e decide di dedicarsi alla riflessione filosofica. Lo fa compiendo grandi viaggi in tutta Europa. Meta preferita è l’Italia: visita Genova, Rapallo, Venezia, Roma, Orta e Torino, ove si fermerà per parecchio tempo.
L’opera che segna questo netto cambiamento di rotta, verso un nuovo tipo di opere, è La nascita della tragedia del 1872. Qui il nostro filosofo conduce una lunga riflessione che sta a cavallo fra gli interessi filologici e quelli filosofici. Tema centrale è quello del tragico. Qui si delineano quelle che Nietzsche chiamerà le forze dell’Apollineo e del Dionisiaco.
Il luogo per eccellenza ove queste forze si contrastano è l’arte. Andiamo nei particolari.
Per Apollineo, Nietzsche intende tutte quelle forze “solari” che spingono a conoscere. Apollo non a caso nell’antichità è un’immagine luminosa, rappresenta l’armonia del vivere.
Il dionisiaco invece è il Caos primordiale. Il mondo come disordine, pensiero che non si razionalizza, ebrezza. Le passioni, il desiderio.
Bene, queste due diverse pulsioni non possono convivere, ove vi è l’una, l’altra esiste ancora certo, ma è sotterranea e nascosta.
Quello che è accaduto nella società e nell’arte è una vittoria prorompente di Apollo su Dioniso. Il modello di società in cui viviamo è Apollineo: è compreso e condiviso solo ciò che è razionale, logico. E Dioniso che fine fa? Dioniso emergesolo nella musica, sarebbe meglio dire nello Spirito della musica,o in quelle “arti limite” che sono poco comprese ma necessarie.
Quest’opera ebbe un eco di polemiche senza fine. Ben lontana dalle opere accademiche tradizionali, convinse sempre di più il nostro Friedich che era giunto il momento di fare un’inversione di rotta. Da questo momento in poi Nietzsche non scriverà più trattati. Preferirà la forma degli aforismi, o dei saggi brevi.
Il motivo? Rompere con l’accademismo, anche filosofico. Contrario all’appellativo “filosofo”, si definisce libero pensatore.
L’obbiettivo diventa uno solo: rendere evidente ogni ipocrisia che la società ci impone, che sia essa dietro la morale, la scienza o la religione. La filosofia deve diventare un filtro di verità per gli uomini, dire ciò che non si osa nella vita di tutti i giorni. Deve operare quello che Nietzsche chiama appunto Smascheramento.
Questo sarà il filo conduttore di ogni sua opera da Così parlò Zarathistra in poi. Lo vedremo dalla settimana prossima. Un’ultima precisazione per questa settimana. Molti di voi sicuramente avranno sentito il nome di Nietzsche associato al Nazismo. Vedremo che quest’idea è del tutto errata. Essa è dovuta ad una mistificazione successiva del suo pensiero ad opera della sorella Elisabeth.
Per tornare ad avere un’idea corretta del pensiero Nietzschano si dovette aspettare 20 anni dopo la sua morte circa.
Quello che ci lascia Nietzsche è un tentativo, che potrà sembrare a molti di voi banale, ma vi assicuro che non lo è. Questo tentativo è quello di pensare ad un Anti-Filosofia, ossia ad un Pensiero che deve essere aperto al dibattito tra specialisti e non specialisti. Un pensiero che deve essere legato alla vita e al suo dinamismo.
Seguiremo questo percorso insieme…
Il film che vi consiglio questa settimana è un grande classico, che ha un’affinità estrema con il pensiero di Nietzsche: 2001 Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick.